Non esiste un solo killer per la diffusa moria di api che ha colpito negli ultimi anni gli alveari italiani: cambiamenti climatici, agricoltura intensiva, fattori genetici, fitofarmaci hanno concorso insieme a compromettere la salute di questo insetto basilare per l’agricoltura. Questo il verdetto stabilito dal progetto Apenet, realizzato dal Cra, finanziato dal Ministero delle politiche agricole e presentato oggi a Roma.
“I risultati – ha spiegato Giuseppe Alonzo, presidente del Cra – generano una leggera sensazione di allarme, perché non permettono di individuare un solo colpevole e quindi di combatterlo. Ora è importante approfondire la ricerca e non giungere a conclusioni affrettate”.
Di certo si sa che nel 2007 la moria di api negli alveari italiani ha toccato il 37,5%, percentuale oggi scesa intorno al 20%, ma che rimane pericolosamente più elevata rispetto a qualche anno fa, quando non superava il 10-15%. Numeri allarmanti se si pensa che le api sono responsabili dell’impollinazione dell’84% delle piante e che il loro lavoro vale 2 miliardi di euro l’anno solo nel nostro Paese (22 miliardi in Europa).
Il progetto del Cra ha preso avvio nel 2009. Nella prima fase si è impostato un monitoraggio costante degli alveari su tutto il territorio, che ha permesso di realizzare un database completo. Si è poi proceduto all’analisi dei diversi fattori imputati: “abbiamo evidenziato – ha spiegato Marco Lodisani, coordinatore di Apenet – il ruolo di alcune molecole neurotossiche utilizzate in agricoltura, ma anche la presenza di effetti sinergici e interazioni cui l’alveare è sottoposto, come stress climatici, qualità dell’alimentazione, pesticidi. Tutto ciò – ha concluso – rende evidente la necessità di rivedere l’intero sistema agricolo”.
Nel frattempo l’Italia dovrà decidere se prorogare o meno la sospensione dell’impiego di neocotidinoidi, agro farmaci utilizzati per la concia del mais. “Il termine – ha detto Maurizio De Santis del Mipaaf – è fissato per il 30 giugno. I dati del progetto Apenet sono molto interessanti e andranno valutati con attenzione dalla Commissione consultiva per i prodotti fitosanitari”. (ANSA).