Fare scelte consapevoli negli acquisti per riconciliare l’uomo con la natura è l’obiettivo del marchio OAT, brand olandese che incita al consumo a impatto quasi zero attraverso un prodotto ecologico innovativo: le OAT Shoes, scarpe compostabili e biodegradabili. Acquisti etici sono necessari per ridurre i rifiuti, anche se spesso le scelte sono guidate da altri fattori, come la funzionalità o l’essere alla moda, per questo motivo il brand Oat cerca di conciliare stile e rispetto per l’ambiente, offrendo prodotti green e al tempo stesso cool.
Il prodotto, nato dopo due anni di ricerca e in commercio dal 2011, è realizzato con materiali naturali come il cotone bio, il sughero, la canapa e, in piccola percentuale, con plastica biodegradabile. Il procedimento di realizzazione è segreto, le uniche informazioni che il team OAT lascia trapelare riguardano la provenienza dei materiali di produzione utilizzati, tutti di origine europea, ad esclusione della canapa adoperata nella prima collezione per via di problemi con la ditta fornitrice scelta in origine.
Una volta vecchie e logore, le sneakers possono essere gettate in un contenitore per il compost o seminate in giardino, dove fioriranno. È infatti questa la caratteristica più originale del prodotto: una volta deposte nel terreno, le scarpe germogliano! Non si tratta di magia, ma dei semi contenuti nella linguetta, che sul retro ospita anche un breve foglio illustrativo.
E se le scarpe fiorissero prima del tempo? L’azienda rassicura stampa e consumatori, chiarendo che le scarpe necessitano dei microbi presenti nel terreno per germogliare, anche se la possibilità non è da escludere al 100%. Pioggia e fango quindi non comportano alcun rischio, se non quello di seccare i semi e renderli inutilizzabili. Se poi dai piedi dovesse spuntare una piantina, sarebbe davvero divertente, afferma l’azienda, continuando a sottolineare le bassissime probabilità di un evento simile.
Le prime due collezione sono state distribuite solo in Europa a causa dei semi contenuti nella scarpa, che non si adattano a tutti gli ecosistemi presenti nel mondo e piantarle altrove potrebbe danneggiare la fauna del luogo. La seconda collezione, che vanta al suo interno prodotti con nuovi rivestimenti e cuciture, resterà ancora in territorio europeo, anche se la notizia di ha fatto già il giro del mondo.
Lucia Privitera