La grave situazione del surriscaldamento globale e dei cambiamenti climatici ha delle conseguenze sull’equilibrio eco-sistemico che si rifletteranno soprattutto sull’approvvigionamento di cibi e sull’andamento delle coltivazioni.
Siccità, alluvioni, uragani e condizioni climatiche fortemente anomale sono il campanello d’allarme della prossima crisi post-energetica, ovvero quella alimentare, che colpirà soprattutto i paesi poveri a sud del Pianeta.
E’ quanto emerge dal nuovo rapporto di Oxfam “Clima estremo, prezzi estremi. Quanto costa nutrire un mondo in ebollizione?” sull’impatto che le condizioni meteorologiche estreme avranno sui prezzi delle principali colture internazionali nel 2030. La ricerca mette in luce la pecca delle tradizionali indagini sui cambiamenti climatici graduali, focalizzate sull’andamento delle piogge e sull’aumento della temperatura, sottovalutando così le situazioni meteorologiche estreme e la loro capacità di influenzare la produttività delle coltivazioni di mais e di riso.
La Oxfam prevede, per i prossimi 20 anni, un considerevole aumento dei prezzi del cibo in particolare: del 177% per il granturco di cui il 50% cambiamenti climatici, del 120% per il frumento e del 107% per il riso lavorato con una crescita dovuta al cambiamento climatico intorno al 33%.
I paesi più colpiti dai cambiamenti climatici secondo il rapporto sono stati per il 2012 gli USA (vittima nel luglio scorso della più grave siccità di mezzo secolo), il Regno Unito (con le precipitazioni più intense da aprile a giugno 2012 e la più alta temperatura in 100 anni ad ottobre e novembre) e la Cina (con le precipitazioni più intense a luglio mai registrate a Pechino in 14 ore). In generale il mese di giugno 2012 è stato, per il XX secolo, il trecentoventottesimo mese consecutivo con una temperatura globale al di sopra della media.
“Anche ipotizzando uno scenario non drammatico, un’altra siccità negli Usa entro il 2030 potrebbe far aumentare il prezzo del mais fino al 140% e al di sopra dei prezzi medi del cibo, che saranno probabilmente già il doppio rispetto ai prezzi attuali – si legge nel comunicato ufficiale – Una siccità in India e alluvioni estese nel Sudest asiatico potrebbero portare il prezzo del riso sui mercati globali ad aumentare del 22%. Questo potrebbe far salire i prezzi di oltre il 43% in paesi importatori di riso come la Nigeria, uno dei più popolosi dell’Africa”.
Fenomeni di questa portata potrebbero generare un forte aumento di prezzo e in breve tempo da parte dei paesi esportatori di cibo o addirittura un divieto di esportazione da parte dei paesi produttori così come si è verificato nel 2010 con la siccità russa. Tutti sentiremo quindi il peso dei prezzi, ma la drammaticità di tali fenomeni sta nel fatto che a farne le spese saranno soprattutto le persone che vivono in condizioni di povertà estrema.
“Aumenti di prezzo come questi sarebbero un colpo mortale per i più poveri della terra, che spendono fino al 75% dei loro guadagni in cibo – avverte Elisa Bacciotti, responsabile della campagna COLTIVA per Oxfam Italia – significherebbero che oggi il costo di un sacco da 25 kg di farina di mais – quantità con cui si nutre una famiglia povera in Africa per circa 2 settimane – si aggirerebbe tra 18 e i 40 dollari”.