Se l’Italia continuerà ad impegnarsi per lo sviluppo delle fonti di energia rinnovabile, entro il 2020 il 17% dei consumi energetici nazionali sarà soddisfatto da energia pulita per arrivare al 30% entro il 2030, allineandosi così alla più recente Roadmap europea.
È quanto emerso dal documento presentato il 14 settembre nel corso della sesta Assemblea Programmatica in preparazione degli Stati Generali della Green Economy, l’evento che punterà ad elaborare i prossimi 7 e 8 novembre (nell’ambito di Ecomondo), un programma di sviluppo della green economy per contribuire a far uscire l’Italia dalla crisi. Attualmente in Italia il 10% dell’energia consumata è “verde” ed ha consentito la riduzione delle emissioni di anidride carbonica di almeno -56 Mt. Di questo passo entro il 2020 arriveranno a -100 Mt di CO2 con un risparmio sulle importazioni di energia di 18-20 mld di euro.
“L’odierna, nuova sfida – ha dichiarato Pietro Colucci, Presidente di Kinexia e coordinatore del gruppo energie rinnovabili – è quella di indirizzare questa crescita repentina verso la creazione di un modello industriale, sano, stabile e rivolto al futuro, che sia in grado di produrre innovazione, attirare investimenti e creare occupazione, rappresentando quindi, una reale exit strategy dall’attuale crisi economica“.
L’assemblea ha inoltre stilato un decalogo di buone pratiche, utili per centrare in pieno gli obiettivi sulle fonti rinnovabili in Italia.
1. Approvare la Strategia energetica nazionale e vigilare sulla sua attuazione con un Osservatorio. Il Ministero dello sviluppo economico infatti, sta elaborando un’ambiziosa Strategia energetica nazionale con il 23% di rinnovabili sul consumo finale lordo entro il 2020 (superiore quindi del pacchetto Ue 20-20-20).
2. Semplificare le procedure e ridurre i costi burocratici. Le rinnovabili in Italia scontano costi più alti della media europea facendo registrare, nel 2011, una maggiorazione del 10% sui costi per il fotovoltaico e del 20-30% per l’eolico on-shore.
3. Sostenere gli investimenti per arrivare a un progressivo superamento del sistema degli incentivi. È fondamentale l’elaborazione di una politica di sostegno agli investimenti attraverso un sistema di incentivi, differenziato per ciascuna fonte, ma da modulare al ribasso in relazione alla riduzione dei costi di produzione affinché si alleggerisca il peso sulla bolletta degli italiani e si formi un mercato libero e competitivo.
4. Creare un fondo per la Ricerca di Sistema Energetico e promuovere la creazione di un fondo per la ricerca privata autofinanziato dalle imprese green. In Italia infatti, la quota destinata per Ricerca e sviluppo delle fonti rinnovabili è tra le più basse in Europa.
5. Varare un programma ambizioso per lo sviluppo delle reti energetiche. Secondo la Commissione europea, nei prossimi anni saranno necessari 220 mld di nuovi investimenti nelle reti energetiche ed in Italia si rende necessario un programma nazionale di adeguamento delle reti di teleriscaldamento, ancora insufficiente, e dalla rete elettrica.
6. Prevedere misure per la generazione distribuita e a sostegno dei piccoli e medi investimenti. Che si traduce in: spingere gli istituti di credito a creare prodotti specifici, promuovere il ruolo attivo delle Esco, favorire la messa in rete di cittadini, amministrazioni e PMI favorendo forme aggregative.
7. Definire roadmap a medio-lungo termine per lo sviluppo delle tecnologie per le rinnovabili. Lo sviluppo di una industria nazionale delle rinnovabili, richiede di attivare politiche di sostegno specifiche per ognuna delle filiere tecnologiche.
8. Promuovere una azione specifica per il sostegno allo sviluppo delle rinnovabili termiche. Il settore delle rinnovabili termiche presenta enormi potenziali di crescita, ad oggi troppo poco sfruttati. Il loro sviluppo consentirebbe al 2020 di creare 130.000 nuovi posti di lavoro e ridurre di altri 5 milioni di mc l’importazione di gas naturale.
9. Predisporre una strategia nazionale per il rilancio della filiera delle biomasse. Sviluppare una economia del bosco in grado di promuoverne la gestione tutelando l’ambiente e il territorio, sviluppare i biocarburanti di seconda e terza generazione, la filiera del biogas/biometano e la valorizzazione energetica della frazione biodegradabile dei rifiuti.
10. Ridefinire il ruolo del termoelettrico in un sistema a forte penetrazione di rinnovabili. Nel 2011, in Italia, i quasi 80 mila MW di impianti termoelettrici alimentati da combustibile fossile hanno lavorato in media meno di 2.900 ore. Per questo si propone l’istituzione di un tavolo di consultazione tra decisori politici e operatori del settore.