Appare ottimista Ban Ki-moon quando si sofferma su una delle tematiche che maggiormente preoccupa il mondo degli ambientalisti da qualche decennio a questa parte.
In un messaggio rivolto alla comunità internazionale nell’ambito dell’International Day for the Preservation of the Ozone Layer, il segretario generale dell’Onu ha annunciato che, grazie ai numerosi sforzi congiunti degli ultimi anni volti a proteggere l’atmosfera, le condizioni del buco dell’ozono migliorano, al punto tale che nei prossimi 50 anni potrebbe essere persino “riparato” definitivamente.
Naturalmente, al momento non si può parlare di obiettivo raggiunto: i miglioramenti conseguiti devono essere consolidati e gli stati di tutto il pianeta devono operare in modo arduo e convinto nel rispetto delle intese per l’eliminazione del 98 % dei gas che distruggono gradualmente l’ozono, ha aggiunto il segretario ONU.
Venticinque anni fa, quando fu stipulato il noto protocollo di Montreal presso l’omonima città cadanese del Québec, furono messi al bando i clorofluorocarburi (Cfc), i gas imputati di essere il fattore principale della distruzione dello strato di ozono sopra i Poli. La giornata dedicata al buco nell’ozono coincide con quella data, il 16 settembre, in cui fu firmato il trattato ratificato finora da ben 196 nazioni, cinque in più del Protocollo di Kyoto: “Uno straordinario modello di cooperazione internazionale“, ha affermato Ban Ki-Moon, “bisogna applicare lo stesso spirito alle altre sfide ambientali del nostro tempo. Assieme possiamo ottenere il futuro che vogliamo“.
La presenza della vita sul pianeta Terra è legata in maniera inscindibile allo strato d’ozono che protegge gli essere viventi dalle radiazioni ultraviolette prodotte dal Sole, in particolare quelle di lunghezze d’onda più nocive, che, se arrivassero al suolo, danneggerebbero il Dna delle cellule. Il capo dell’Onu ha osservato come siano stati evitati milioni di casi di tumore grazie al Protocollo di Montreal, che ha funto anche da incentivo verso notevoli progressi nell’industria chimica e manifatturiera con innovazioni più efficienti dal punto di vista energetico.
I miglioramenti nelle condizioni del buco dell’ozono risultano maggiori in Antartide, dove in confronto alle dimensioni massime raggiunte il 24 settembre 2006 (29,6 milioni di km²), il buco si e’ ridotto di 7 milioni, giungendo ad una dimensione di 22,6 milioni km² il 25 settembre 2011. Meno evidenti i progressi al Polo Nord dove all’inizio dello scorso anno c’e’ stato un inatteso calo del 40% dell’ozono. E’ chiaro che, nonostante siano trascorsi più di vent’anni la messa al bando dei CFC, la persistenza di questi gas nell’atmosfera continui a condizionare lo strato di ozono che circonda il nostro pianeta.