Pinocchio è tornato. Non si tratta dell’intramontabile personaggio della favola senza tempo di Collodi, ma di un’imbarcazione, che ha il sapore della rivincita, del riscatto. Dopo ben quattro anni di intenso lavoro e restyling varca la soglia della terraferma, ritrovando la sua naturale collocazione in mare.
Pinocchio è una deriva a vela latina della lunghezza di circa 5 metri, una barca a vela che racchiude in sé un grande significato e valore sociale. E’ stata infatti interamente costruita e restaurata dagli operatori, dai volontari e da una decina sofferenti psichici, di età compresa tra i 18 e i 50 anni, del Centro Diurno di Riabilitazione ”Lavori in corso” del Rione Sanità, gestito dal gruppo Gesco con la Asl Napoli 1 Centro (Uosm del Distretto 29).
La cerimonia del varo, tenutasi lunedì 1 ottobre alle 9.30 presso il Distaccamento della Marina Militare di Napoli in via Acton1 è stata anche occasione per l’inaugurazione di una mostra fotografica realizzata dal centro Diurno e per una performance di poesie a cura dell’associazione “ViviQuartiere”, che ha investito i soldi raccolti nella realizzazione pratica del progetto. Intensa e trasversale la partecipazione della cittadinanza alla cerimonia, che oltre ai protagonisti e ai promotori ha raccolto una cospicua folla di semplici curiosi e passanti.
Forte l’entusiasmo e l’emozione tra i ragazzi protagonisti del restauro, visibilmente in trepidazione per vedere incarnati tutti i loro sforzi e sacrifici in un’opera finita, frutto del loro impegno costante e della loro dedizione. La concretizzazione di tanto lavoro è simboleggiata dall’imbarcazione, che ha “dato forma e significato a semplici tavole di legno”. Pinocchio diventa l’emblema del riscatto e della propria stessa individualità violata per chi lotta ogni giorno con pregiudizi e disagi non solo fisici, quanto socio-culturali della comunità di appartenenza. Meccanismi pericolosi che possono portare alla perdita della fiducia nelle proprie possibilità e capacità, fino alla perdita totale della percezione del sé. Da ciò l’importanza simbolica di “Pinocchio”, quale strumento di riprogettazione della propria stessa individualità, di riscoperta di capacità celate, specie se si avverte la partecipazione e la risposta della collettività, che reagisce all’emarginazione dei più deboli.
Il lavoro per riportarla in mare è stato condotto nel cantiere-scuola dell’antico arsenale borbonico, attivato grazie al progetto Scugnizzi a vela, promosso dal centro diurno Lavori in corso con l’associazione Life onlus, l’ANMI – Associazione Nazionale Marinai d’Italia (Gruppo di Napoli) e l’associazione Restauratori Napoletani. Il patrocinio dell’iniziativa spetta alla Marina Militare e ha come oggetto il restauro di imbarcazioni a vela di legno appartenute alla Marina Militare all’interno del laboratorio permanente, che mira anche al reinserimento lavorativo delle persone in condizioni di disagio.
L’iniziativa ha poi il sostegno dell’associazione Ride for Aid di Piacenza, gruppo di motociclisti attivi nella raccolta fondi per sostenere la concretizzazione del progetto.
“In occasione del varo , spiega Bruno Romano, responsabile dell’iniziativa, sarà legata per sempre all’albero della barca una bandiera rossa con inciso il nome Massimo, in ricordo di Massimo De Benedictis, amico e collega che si è sempre impegnato nella lotta all’emarginazione e a favorire l’integrazione sociale delle persone in difficoltà”.
Valentina Soria