E’ successo anche questa volta, l’Italia, su proposta del responsabile per l’ambiente Janez Potocnik, è stata deferita alla Corte di giustizia dell’Unione Europea sulle discariche illegali e incontrollate di rifiuti;
questa la decisione della Commissione Europea che ha previsto una multa forfettaria per il nostro paese di 56 milioni di euro e una giornaliera di 256.819,20 di euro per ogni giorno successivo alla seconda sentenza fino al giorno della regolarizzazione dell’infrazione.
Da qui parte il monito di Bruxelles che chiede all’Italia di bonificare le centinaia di discariche illegali diffuse sul territorio dopo una lunga ed attenta analisi sulla situazione di tutte le regioni del bel paese ed una valutazione insufficiente delle misure prese in vigore a seguito della prima sentenza della Corte di Giustizia del 2007 che, allo stesso modo, bacchettava il nostro paese.
L’Italia si posizione al ventesimo posto, tra i 27 Paesi Ue, nella classifica dell’efficienza nella gestione dei rifiuti, sul totale di quelli urbani ben il 51% finisce in discarica (contro una media Ue del 38%) e quelli riciclati non vanno oltre il 21% (il 25% nella media Ue).
Lo scenario è quanto mai preoccupante; al momento sul territorio sono presenti 255 discariche, 16 delle quali con rifiuti pericolosi, situate principalmente nelle regioni del Centro-Sud, che devono essere bonificate; di queste solo 31 saranno bonificate nel 2012 e solo per 132 è stato previsto un calendario per il completamento dei lavori.
Scendendo nei dettagli la mappa delle discariche abusive vede posizionarsi al primo posto la Campania con 51 discariche, poi la Calabria (43), l’Abruzzo (37) e il Lazio (32).
E questo non è tutto, a preoccupare l’Europa è l’evidenza che l’Italia non ha attivato un sistema di controllo efficiente per evitare l’apertura di nuove discariche illegali; già nel 2008 Bruxelles aveva inviato una lettera di costituzione in mora e, nel giugno 2009, un parere motivato, segnalando che la violazione sistematica e generalizzata constatata dalla Corte di giustizia era ancora in corso, nel 2011 era stato chiesto di presentare un calendario della regolarizzazione dei siti.
Il monito europeo evince come il problema sia ancora fortemente presente in tutte le regioni ed, in particolare per la Campania, per cui voci di corridoio affermano che questa ammenda non è che il primo passo per affrontare poi il caso particolare campano.