Ha fatto scalpore la recente indagine della Lav, la Lega AntiVivisezione, che ha denunciato il rilevamento di sostanze tossiche e cancerogene nei capi di abbigliamento per bambini (da 18 mesi a 12 anni) di cinque diversi marchi (Il Gufo, Miss Blumarine, Fix Design, Gucci e Brums).
Attraverso i test eco-tossicologici realizzati dal laboratorio di analisi chimiche specializzato nell’ambito tessile Buzzi di Prato, è stata appurata la presenza di sostanze chimiche potenzialmente pericolose per la salute umana nelle pellicce destinate ad essere indossate dai più piccoli.
Non è la prima volta che la Lav combatte l’uso delle pellicce. In primis, motivazioni etiche hanno spinto la Lega a scoraggiarne l’uso, mentre dal 2011 si è deciso di porre l’attenzione, con il rapporto “The environmental impact of mink fur roduction”, sull’impatto ambientale generato dalla filiera della produzione di questi capi. A queste due motivazioni la LAV ne ha aggiunta, così, una terza, relativa ai pericoli per la salute.
Ma perché la pelliccia di un animale dovrebbe essere tossica?
Sono le sostanze chimiche utilizzate nel processo di produzione, per contrastare il processo naturale di putrefazione e degradazione di carattere organico del materiale, ad essere tossiche poiché rilasciano delle tracce nel prodotto finito.
L’associazione ha dato il via alla propria indagine senza ricevere alcuna indicazione sulla tipologia o sulla marca del singolo capo, scegliendo in modo del tutto casuale tra i brand di alta moda, meno economici e presumibilmente considerati migliori, soprattutto in termini di qualità e tutela dei consumatori. I prodotti sono stati acquistati in luoghi accessibili a chiunque, nel centro delle città di Roma e Milano o su un portale d’abbigliamento.
La valutazione dei risultati della ricerca è risultata più difficile del previsto anche a causa dell’assenza di una legislazione precisa in materia. L’unica legge di riferimento consiste nel Regolamento CE n. 1907/2006 che riguarda “la registrazione, valutazione, autorizzazione e restrizione delle sostanze chimiche (REACH)” norma che identifica qual è, in un prodotto tessile, la soglia di tolleranza della presenza del nonilfenolo etossilato, un tensioattivo utilizzato per sgrassare le pellicce. I risultati forniti dal laboratorio mostrano come uno dei prodotti presi in esame (il giacchetto in piuma d’oca con pelliccia al collo della BRUMS) risulti non a norma e non potrebbe essere immesso in commercio sul mercato nazionale, poiché la pelliccia di questo capo presenta tracce di nonilfenolo etossilato pari a 2500 mg/kg, valore ampiamente superiore al limite di 1000 mg/kg.
Per reperire ulteriori parametri di riferimento da adoperare nel confronto dei valori, sono state prese in considerazione le normative della Cina e della Corea del Sud e due standard industriali accettati dalle aziende tessili: SG Leather e Oeko-tex 100. Anche le rilevazioni fatte in riferimento a questi standard presentano risultati preoccupanti: nella pelliccia del giaccone Il Gufo si rileva una contaminazione di formaldeide, disinfettante cancerogeno, pari a 170,2 mg/kg, ben al di sopra rispetto al parametro di riferimento di 16 mg/kg dello standard Oeko-tex.
L’assenza di una normativa di riferimento a livello europeo sul contenuto massimo di formaldeide, e di altre sostanze, in un prodotto finito è stato sottolineato anche da Simona Pavesi, Responsabile nazionale campagne antipellicce, che afferma: “Per analogia si può considerare come riferimento, per l’abbigliamento per bambini, la Direttiva 2009/48/CE sulla sicurezza dei giocattoli, che prescrive un limite di 30 mg/kg per il quantitativo di formaldeide presente nei componenti tessili di giocattoli rivolti ai bambini di età inferiore ai 36 mesi”.
D’altronde, come sostiene Carla Campanaro, Responsabile dell’ufficio legale LAV:
Anche se non è mai stata acclarata una pericolosità di questi capi in quanto non esiste un quadro normativo di riferimento che rileva tale pericolosità, ciò non vuol dire che questi capi non siano pericolosi.
Sui cinque capi analizzati sono stati trovati inoltre residui di altre sostanze chimiche tossiche e pericolose per la salute: il pentaclorofenolo, insetticita bandito da oltre venti anni dall’UE in quanto genotossico e cancerogeno, che può provocare nausea, vomito e danni renali; il TeBT Tetrabutil Stagno; metalli pesanti come alluminio, piombo e cromo III; diversi Idrocarburi Policiclici Aromatici.
La LAV ha chiesto alle aziende coinvolte e al Ministero della Salute: il ritiro dei prodotti segnalati e il controllo di altri tuttora in vendita per motivi di presunta pericolosità; l’allerta degli altri Paesi membri UE; il divieto dell’uso degli animali da pelliccia