Su circa 8.100 Comuni, quelli che hanno isole ecologiche correttamente attrezzate per lo smaltimento degli oli usati sono solo 1.500, quindi c’è da fare ancora molto lavoro, che devono portare avanti le Istituzioni”.
Così Antonio Mastrostefano, direttore Comunicazione del Coou, Consorzio Obbligatorio Oli Usati, intervenuto nel corso della conferenza stampa di Goletta Verde di Legambiente.
”L’olio usato nel settore aziendale viene raccolto a titolo gratuito da oltre 70 imprese che lavorano nel comparto della filiera: per il privato cittadino invece la legge, già dal 2008, prevede l’esistenza di centri di raccolta comunali.
Quindi sono le Amministrazioni che si devono attrezzare affinché le isole ecologiche possano ospitare anche questo tipo di rifiuto pericoloso; ma il numero di quelli che lo fanno è ancora molto esiguo.
Le regioni del Nord sono già culturalmente più pronte per affrontare questo tipo di problema; man mano che si scende lungo lo Stivale la preparazione cala e i cittadini hanno maggiore difficoltà a smaltire i rifiuti pericolosi”.
Ingenti i danni per l’ambiente: ”4 litri di olio usato, circa il cambio di un’automobile, se versati in acqua inquinano una superficie grande come 6 piscine olimpiche – continua Antonio Mastrostefano – L’Italia produce circa duecento mila tonnellate di olio lubrificante usato, un rifiuto difficilmente biodegradabile, molto pericoloso per la salute e l’ambiente, soprattutto per l’ecosistema acquatico: di questo materiale il Consorzio ne raccoglie oltre il 95% indirizzandolo alla rigenerazione. Questo significa che l’olio usato può essere trasformato in una risorsa e re-immesso nel ciclo produttivo”