Nel 2012 è migliorata la qualità dell’aria rispetto al 2011, un anno che era stato peraltro difficile a causa delle condizioni meteo non favorevoli: questo il responso del Rapporto annuale sulla qualità dell’aria nel Comune di Venezia, presentato questa mattina, con una conferenza stampa tenutasi nella sede provinciale dell’Arpav di Mestre, dall’assessore comunale all’Ambiente e Città sostenibile, Gianfranco Bettin e dal direttore del Dipartimento Arpav provinciale di Venezia, Renzo Biancotto.
“I dati positivi – ha spiegato Biancotto – riguardano la diminuzione di inquinanti come il biossido di zolfo, il monossido di carbonio, il benzene. Bene anche i metalli pesanti, che registrano però, per quanto riguarda arsenico e cadmio, nella stazione veneziana di Sacca Fisola, una concentrazione maggiore, ma sempre molto al di sotto della soglia limite, dovuta alle emissioni delle vetrerie artistiche. Rimangono invece più o meno invariate le presenze di biossido di azoto, di ozono, e di benzo(a)pirene, unico inquinante che permane leggermente oltre la soglia del limite stabilito. Buone notizie anche per quanto riguarda il Pm10, le cui giornate di sforamento dalla soglia di 50 microgrammi per metro cubo stabilito dall’UE, sono scese dalle 91 del 2011 alle 76 del 2012. Bisogna in ogni caso tenere sempre conto che la zona in cui viviamo, ovvero quella della Pianura Padana, è morfologicamente predisposta, per lo scarso ricambio dell’aria, ad avere più alte concentrazioni di inquinanti.”
“E’ proprio per questa ragione – ha sottolineato Bettin – che oltre a quelle dei singoli Comuni, è necessaria un’azione su più vasta scala, che coinvolga le regioni del Nord e venga coordinata dal Governo: purtroppo il lavoro, in tal senso, che era stato intrapreso dal precedente ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, si è interrotto dopo due sole riunioni. La stessa Regione Veneto deve ancora approvare l’aggiornamento del Piano Regionale di Tutela e risanamento dell’Atmosfera.”
Il Comune di Venezia continuerà in ogni caso a fare la sua parte su vari fronti: dalle limitazioni invernali della circolazione delle auto più inquinanti, ai controlli sugli impianti di riscaldamento, dal lavaggio delle strade alla promozione di sistemi alternativi di spostamento, quali il tram, il bike sharing o il car sharing. Confidando poi, magari, sempre un po’ anche sul tempo: grazie alle favorevoli condizioni meteo, nel 2013, deve essere ancora superato il numero annuo dei 35 giorni di sforamento del Pm10, fissato dall’Unione europea. Particolare attenzione, con la prosecuzione dei rilevamenti iniziati nel 2012, verrà posta agli effetti del traffico acqueo, legato in particolare al passaggio delle grandi navi. Il maggior fattore inquinante per quanto riguarda il Pm2,5, quelle polveri sottili che sono micidiali per l’apparato respiratorio degli uomini, dipende proprio il traffico acqueo (45%), seguito dalle produzioni delle industrie (32%), dal traffico stradale (15%) e dal riscaldamento (5%).