Gli agenti del Corpo Forestale di Matelica, a seguito di una segnalazione, hanno scoperto e denunciato alle autorità sanitarie competenti una discarica abusiva di cinghiali morti nel fiume Esino, nei pressi di loc. Incrocca, al confine tra i Comuni di Matelica e Cerreto d’Esi.
Le carcasse degli animali erano contenute alcune in sacchi di plastica, mentre altre si trovavano direttamente immerse nel corso d’acqua, con le membra scarnificate dai pesci e dagli altri animali selvatici. Secondo le prime ipotesi degli inquirenti, si tratterebbe di cinghiali abbattuti dai bracconieri a seguito di battute di caccia clandestine, i quali, una volta resisi conto che gli animali erano affetti dalla tubercolosi, li hanno gettati nel fiume Esino, invece di bruciarli o sotterrarli come da prassi, questa la denuncia della Lac – Lega Abolizione della Caccia.
“Gli ambienti venatori, infatti, sono al corrente da tempo come nella popolazione marchigiana dei cinghiali, specie nelle zone del San Vicino e del fabrianese, si sia notevolmente diffusa la tubercolosi e che gli animali selvatici stanno poi contagiando con questa temibile malattia anche il bestiame al pascolo sulle stesse montagne. I cittadini sono stati però tenuti finora volutamente all’oscuro di questa grave situazione, sia per evitare probabili restrizioni alla pratica della caccia al cinghiale, ma anche per prevenire un prevedibile crollo dei consumi di carne da parte dei consumatori” afferma in un comunicato l’associazione.
“Sappiamo per certo, però, che nei mesi scorsi sono state effettuate, fuori stagione, delle battute di caccia al cinghiale sotto controllo sanitario, che hanno evidenziato come i capi abbattuti fossero tutti affetti da tubercolosi. Come pure si hanno notizie di abbattimenti di capi di bestiame nella zona del San Vicino, probabilmente contagiati dalla stessa malattia che, lo ricordiamo, può essere trasmessa anche all’uomo, in seguito al consumo di carne infetta.”
Il rischio di contagio per l’uomo è infatti molto alto, anche perché, come dimostra il caso della discarica nel fiume Esino, grazie proprio al bracconaggio, nelle Marche esiste un florido commercio clandestino di carne di cinghiale, venduta poi illegalmente a ristoranti specializzati in cacciagione, che ovviamente non viene sottoposta ad alcun tipo di controllo sanitario.
Per questi gravi motivi, la LAC chiede ufficialmente all’assessore regionale alla caccia Paola Giorgi la sospensione della caccia al cinghiale in tutte le Marche, perlomeno per questa imminente stagione 2013–14.
Si richiede inoltre un monitoraggio a tappeto sullo stato di salute di tutta la popolazione marchigiana del cinghiale, per verificare la diffusione della tubercolosi, ed approntare poi le decisioni da prendere, sia per tutelare la salute dei cittadini, che il lavoro degli allevatori di bestiame, infinitamente più importanti di un patetico e obsoleto passatempo, appannaggio di sempre meno fanatici nostalgici!