Oxfam Italia e ActionAid sono insieme per fermare la crescente destinazione dei terreni agricoli alla coltivazione di biocarburanti. Su Change.com è stata lanciata una petizione dal titolo #NoFoodForFuel rivolta agli europarlamentari italiani e ai ministri Andrea Orlando (Ambiente) e Flavio Zanonato (Sviluppo economico) affinché nel corso della tavola rotonda Ue in materia di biocarburanti, i limiti attuali vengano rafforzati a favore di maggiori terre da destinare alla coltivazione di cibo.
“Pance vuote, serbatoi pieni? No grazie” è lo slogan che sta accompagnando la campagna contro l’utilizzo di vaste aree coltivabili dei paesi più poveri,per la coltivazione di colture alimentari e non da destinare alla produzione di biocarburanti e biodiesel.
Il termine bio ci trae in inganno.”Ricavare benzina o diesel a partire da colture alimentari o da colture non alimentari dedicate a fini energetici significa sottrarre terra e acqua alla produzione di cibo – afferma Elisa Bacciotti, direttrice campagne di Oxfam Italia – Questo non è sostenibile nè eticamente accettabile, perché contribuisce ad alimentare la fame, gli accaparramenti di terra e i cambiamenti climatici”. Il termine Bio fa subito pensare al benessere e alla sostenibilità ma in realtà, la questione della produzione dei biocarburanti e biodisel, nasconde uno spreco di acqua, terra e materie prime che dovrebbero essere impiegate per la produzione di cibo, troppo spesso assente sulle tavole dei paesi in questione. Si pensi che già nel solo 2008 la terra coltivata a biocarburanti avrebbe potuto sfamare 127 milioni di persone per tutto l’anno, riducendo la fame nel mondo di quasi il 15%. Inoltre, alcuni studi affermano che la coltivazione dei biocarburanti farebbe aumentare le emissioni di CO2 se non si rispetta un certo iter produttivo (no pesticidi, no terre coltivabili, solo scarti agricoli e suoli marginali).
I ricchi rubano ai poveri. Negli ultimi dieci anni i 2/3 di tutte le acquisizioni di terra su larga scala sono avvenute in paesi poveri al fine di produrre materia prima per i biocarburanti, da esportare poi per uso e consumo nei Paesi più industrializzati. Secondo Oxfam le politiche verdi europee per la mobilità sostenibile non dovrebbero puntare sull’utilizzo di biodiesel ma incentivare i veicoli elettrici, le due ruote e i trasporti pubblici: “Se oggi si utilizzasse il 10% di biocarburanti nel settore dei trasporti, questo richiederebbe il 26% dei terreni coltivati in tutto il mondo” ovvero sottrarre ¼ dei terreni destinabili (o destinati) alla produzione alimentare per rifornire di carburante le automobili europee.
La normativa europea. L’attuale normativa europea sui biocarburanti, spiega Marco De Ponte, segretario generale di ActionAid, “ha dei costi sociali ormai non più sostenibili. Basta pensare che tra il 2009 e il 2013 sei milioni di ettari di terreno, ovvero una superficie grande quanto tutto il centro Italia quasi, sono stati acquisiti da imprese europee in Africa sub sahariana a scapito dei bisogni alimentari delle comunità locali”. Ad ottobre 2012 la Commissione Europea ha proposto una direttiva per modificare l’attuale normativa sui biocarburanti. Nel corso dell’anno il Consiglio e il Parlamento Europeo si esprimeranno sulla possibilità di ridurre la produzione dei biocarburanti e che Oxfam Italia ed ActionAid vorrebbero al di sotto del 5% per poi azzerare il consumo di tutti quei biocarburanti che sottraggono cibo, terra ed acqua (es. mais, soia, canna da zucchero).