“E’ una indagine preliminare – ha detto il procuratore della Repubblica di Belluno, Francesco Saverio Pavone, interpellato dall’Ansa – su questa circostanza di cui nessuno, a quanto pare, conosceva l’esistenza. E’ solo una indagine conoscitiva su una ipotesi che, se si dimostrasse essere vera, potrebbe cambiare la ricostruzione della storia del Vajont.
Tuttavia, allo stato, è solo una questione da verificare e non ci sono né indagati né ipotesi di reato”. Per il procuratore, si tratta di capire perché la vicenda ”emerge a 50 anni di distanza dalla tragedia. Nella lettera si parla anche di asserite pressioni che avrebbe subito il notaio al fine di impedirgli di parlare pubblicamente di quanto avrebbe appreso nel suo studio. Insomma, nel complesso è una storia che merita attenzione”.
Durante il dialogo tra i rappresentanti della Sade si sarebbe detto che tutti i residenti quella sera sarebbero stati davanti alla televisione per una partita di calcio, che l’onda avrebbe avuto una altezza massima di una trentina di metri e che ”per quei quattro montanari non è il caso di preoccuparsi troppo”. Sul piano dei possibili sviluppi dell’indagine preliminare, il magistrato ha detto che si tratterà anche di capire quali possano essere stati i protagonisti del dialogo nello studio notarile, ricordando che, se mai in linea di ipotesi dovessero emergere circostanze legate a persone indagate all’epoca, per il Vajont c’è già stato un iter processuale conclusosi con alcune condanne e che non si può procedere nei confronti delle stesse persone per gli stessi reati giudicati. ”Allo stato, comunque – ha ricordato Pavone – dobbiamo capire perché questa vicenda emerge solo oggi”.
Il magistrato nell’arco della giornata farà anche acquisire agli atti la deposizione resa dal notaio nel corso della fase processuale e depositata pare in uno dei faldoni del processo presso l’Archivio di Stato di Belluno. Il sindaco di Longarone, Roberto Padrin, ha riferito al quotidiano che la vicenda è ”sconvolgente”.