Verrà approvata oggi in Consiglio la proposta politica – avanzata in occasione dell’evento ciclistico Bike Pride di Torino dello scorso maggio -, di destinare il 15% delle contravvenzioni stradali alla realizzazione del BiciPlan, il piano per la Mobilità Ciclistica della città di Torino.
Secondo l’articolo 208 del c.d.s. in materia di sicurezza stradale, il denaro proveniente dalle contravvenzioni stradali deve essere riutilizzato per miglioare la sicurezza di automobilisti, pedoni e ciclisti. E allora perché non destiare una parte di tale denaro alla costruzione di piste ciclabili?
Ci hanno ben pensato i 30 mila ciclisti che lo scorso 26 maggio hanno partecipato al Bike Pride di Torino che, nel corso della manifestazione hanno avanzato la proposta di “mettere le ali” al BiciPlan della città destinando il 15% delle multe al fondo per la realizzazione.
Il Biciplan è il “masterplan” della Mobilità Ciclistica di Torino, un ambizioso piano che dovrebbe incrementare da 175 a oltre 300 i chilometri di pista ciclabile in città, entro il 2020. I cittadini sulle due ruote passerebbero dagli attuali 40 mila agli oltre 75 mila, pari al 15% degli spostamenti totali, e l’investimento richiesto è di 12,4 milioni di euro da oggi al traguardo del 2020. “Riteniamo che lo stanziamento di 2 milioni di euro, come risulta dal testo della delibera in procinto di essere approvata, sia finalmente dimostrazione della volontà della città di investire delle risorse” ha dichiarato in una nota l’ Associazione Bike Pride.
È fissata per oggi in Consiglio comunale a Torino l’approvazione dell’ emendamento firmato dai presidenti e dai rispettivi assessori delle commissioni Ambiente, Marco Grimaldi ed Enzo Lavolta, e commissione Viabilità, Mimmo Carretta e Claudio Lubatti. Soddisfazione per tutte le associazioni e i ciclisti che hanno partecipato al Bike Pride e sostenuto la proposta di finanziamento del BiciPlan che vedrà così in prima battuta, l’individuazione sul territorio cittadino delle 9 direttrici principali di collegamento dal centro alla periferia e delle 4 “circolari” interne alla città della cosidetta “Corona Verde”.