Per la prima volta nella storia, il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto per l’emergenza ambientale e sanitaria della “terra dei fuochi”. Il piano d’azione “interviene a tutela dell’ambiente, della salute e della qualità delle coltivazioni”, introducendo il reato penale per chi appicca roghi di rifiuti, la mappatura dei terreni contaminati (e non), l’accelerazione e la semplificazione degli interventi di bonifica.
”Risposta senza precedenti, forte e netta ad una emergenza che per troppi anni si è protratta senza interventi all’altezza – ha dichiarato il premier Letta al termine dei lavori del CdM – bisogna recuperare il tempo perduto”. Per il ministro dell’Ambiente Andrea Orlando il decreto “afferma un principio fondamentale: tutela ambiente è tutt’uno con lotta alla criminalità organizzata”. Il piano sarà attuato entro 30 giorni dall’entrata in vigore del decreto, in stretto raccordo con la Regione Campania presieduta da Stefano Caldoro. Ora il testo dovrà passare all’esame di Camera e Senato ed essere emanato dal Presiedente della Repubblica per la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
Ma vediamo quali sono i punti fondamentali del decreto “terra dei fuochi”.
Introduzione del reato penale di combustione illecita di rifiuti. La principale novità riguarda l’applicazione di sanzioni penali a chi appicca i roghi tossici su tutto il territorio nazionale (aggravate per reati commessi in Campania), oggi sanzionabili solo con contravvenzioni di natura civile. Chiunque appicca il fuoco a rifiuti abbandonati ovvero depositati in maniera incontrollata in aree non autorizzate è punito con la reclusione da due a cinque anni. Nel caso in cui sia appiccato il fuoco a rifiuti pericolosi, si applica la pena della reclusione da tre a sei anni e, se commessi nell’ambito dell’attività di un’impresa o organizzazione, la pena é aumentata di un terzo.
Classificazione dei suoli coltivabili. “Si propone di fare fronte al gravissimo allarme sociale (con pesanti ricadute economiche) provocato dalla diffusione di notizie sullo stato di contaminazione dei terreni agricoli campani e su eventuali pericoli per la salute umana di alcuni prodotti agroalimentari di quella regione”. Il Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura, l’Ispra e l’Arpa Campania svolgeranno delle indagini tecniche per la mappatura dei terreni contaminati al fine di esimerli dalla coltivazione e sfatare “i timori” secondo cui “tutti i terreni destinati all’agroalimentare della regione siano pregiudicati da gravi fenomeni di inquinamento”. I possessori dei terreni saranno obbligati a consentire l’accesso per le indagini scientifiche, pena l’inserimento in una black list denominata “no food”. Entro 150 giorni tutti i terreni saranno controllati e sarà possibile ricorrere all’aiuto dell’esercito.
Accelerazione e semplificazione per interventi e spesa pubblica per bonifiche. Viene costituito un Comitato Interministeriale e una Commissione per potenziare azioni e interventi di monitoraggio e di bonifica dei territori nell’area della regione Campania. Il programma sarà finanziato con 600 milioni di euro che si aggiungeranno ai 400 milioni già destinati dalla Regione Campania (fondi strutturali POR 2007-2013, Piano di Azione e Coesione e fondi europei e nazionali 2014-2020).
LE POLEMICHE. Secondo il movimento La Terra dei Fuochi, che lo scorso 16 novembre ha portato in piazza 100mila persone, “Questo è un D.L. capestro partorito solo per sbloccare i fondi europei (600 milioni di euro da aggiungere ai 400 milioni della Regione, totale 1 miliardo di euro) e per dare alla gente l’illusione che si sta facendo qualcosa – ha reso noto in un post su Facebook – Se siamo in un Paese in cui c’è bisogno di una legge apposta per arrestare chi scarica e incendia rifiuti speciali allora vuol dire che siamo in uno Stato di diritto morto e sepolto. Come intendano metter mano ai problemi in modo strutturale è ancora un mistero”. “C’è un problema di democrazia, non sono previsti strumenti di partecipazione popolare – spiega il Coordinamento Comitati Fuochi – Sull’inasprimento delle pene per i reati ambientali ci auguriamo che vada a punire i mandanti e non solo gli esecutori materiali”.
Disappunto anche sulla possibilità di ricorrere all’esercito: “Siamo contro un provvedimento che prevede l’invio dell’esercito – spiega la Rete per i Beni Comuni -, siamo contro un decreto che non entra nel merito del ritiro del bando dell’inceneritore di Giugliano, siamo contro un decreto che non prevede il controllo dei comitati sulle bonifiche, siamo contro un decreto che non tutela l’agricoltura di qualità e lascia i contadini dei terreni inquinati al ricatto delle ecomafie senza sostenerli“.