Riduzioni delle corse, lentezza, disservizi e sovraffollamento: la classifica stilata da Legambiente è la triste verità sulle 10 peggiori tratte ferroviarie italiane che da anni rovinano l’esistenza di coloro che, per necessità o per scelta, scelgono di spostarsi con i mezzi pubblici.
La prima tra le buone pratiche per favorire lo sviluppo di una mobilità sostenibile è preferire i mezzi pubblici all’automobile. Un po’ per scaricare meno gas nocivi dalla marmitta della propria auto e un po’ per quadrare i conti a fine mese, i pendolari in Italia sono ben 3 milioni ma, nel biennio 2011-2013, le risorse che le regioni hanno impiegato per migliorare i servizi ferroviari sono calate in media del 12% circa a fronte di un aumento del costo dei biglietti intorno al 23%.
La Circumvesuviana, la Roma Nettuno, la Padova-Calalzo, la Potenza-Salerno sono le tratte più mal funzionanti individuate da Pendolaria, la campagna promossa dall’associazione ambientalista dedicata alla mobilità sostenibile e ai diritti dei 3 milioni di pendolari che ogni giorno si sposta in treno. Andare a lavorare diventa sempre più difficile, “eppure di quella che è una vera e propria emergenza nazionale, la politica non sembra intenzionata a occuparsi – dichiara il vice presidente di Legambiente Edoardo Zanchini – Negli ultimi anni il servizio in larga parte delle Regioni è andato peggiorando per la riduzione delle risorse e l’incertezza sul futuro, per cui i treni sono sempre più affollati, spesso in ritardo e con le solite vecchie carrozze”. La situazione è disperata.
Infatti – come evidenzierà in dettaglio il rapporto sulla situazione e gli scenari del trasporto ferroviario pendolare in Italia che Legambiente presenterà il 17 dicembre – rispetto al 2009 le risorse da parte dello Stato per il trasporto pubblico su ferro e su gomma sono diminuite del 25% e le Regioni, a cui sono state trasferite nel 2001 le competenze sui treni pendolari, non hanno investito ne in termini di risorse ne di attenzioni. Fra il 2011 e il 2013 il taglio ai servizi ferroviari e’ stati pari al 21% in Abruzzo e Liguria, al 19% in Campania. Mentre il record di aumento del costo dei biglietti dal 2011 ad oggi e’ stato in Piemonte con + 47%, mente e’ stato del 41% in Liguria, del 25% in Abruzzo e Umbria, a fronte di un servizio che non ha avuto alcune miglioramento.
Ma vediamo nel dettaglio quali sono le 10 linee ferroviarie in Italia che si sono aggiudicate un posto nella black list di Legambiente.
1. Circumvesuviana.
Un’autentica vergogna italiana. Dal 2011 al 2013 le corse sono state ridotte del 40% a fronte di oltre 100mila utenti al giorno e nelle stazioni sono state chiuse 22 biglietterie. Problematica anche la sicurezza: il primo agosto scorso si verifica un incidente con automobili a un passaggio a livello, il 18 settembre deraglia un treno che viaggia a velocità troppo elevata. I 142 treni in dotazione risultano vecchi e desueti, risalenti agli anni ’70 e ‘90 e ne circolano giornalmente 40-43. La Campania è probabilmente la Regione in cui oggi sono più gravi i disagi per i pendolari, a partire dalle linee Cumana e Circumflegrea. I treni anche qui sono vecchi e insufficienti (più di 40 anni di media), solo 11-12 circolano ogni giorno, scesi a 2 quest’estate, mentre ne servirebbero 16 per garantire il servizio giornaliero. Le stazioni sono fatiscenti, abbandonate e vandalizzate, per buona parte sprovviste di biglietteria o di obliteratrici. La frequenza delle corse è di un treno ogni 20 minuti, ma i ritardi sono all’ordine del giorno come le soppressioni che arrivano a quasi il 50% dei treni giornalieri, spesso accompagnati dagli scioperi del personale, che per mesi non ha ricevuto stipendio, e dei casellanti che durante la primavera hanno causato numerosi disservizi, come la chiusura delle stazioni dove ci sono passaggi a livello.
2. Roma-Nettuno.
Una tratta di 52 km di cui 20 a binario unico, carrozze sovraffollate, ritardi cronici e disservizi. Il treno che parte da Nettuno alle 8.30, monitorato da Legambiente tra il 17 ottobre e il 21 novembre, ha totalizzato 400 minuti di ritardo ed è stato soppresso 2 volte. E con il nuovo orario sono previsti perfino tagli al servizio.
3. 13 linee ferroviarie pendolari tagliate a Torino.
Un autentica beffa per i pendolari piemontesi che oltre ad avere subito i maggiori aumenti del costo dei biglietti hanno visto dal 2010 a oggi cancellare ben 13 linee: Santhià-Arona, Pinerolo-Torre Pellice, Cuneo-Saluzzo-Savigliano, Cuneo-Mondovì, Ceva-Ormea, Asti-Castagnole-Alba, Alessandria-Castagnole-Alba, Asti-Casale-Mortara, Asti-Chivasso, Novi-Tortona, Alessandria-Ovada e Vercelli-Casale Monferrato.
4. Padova-Belluno-Calalzo.
Gli utenti lamentano un peggioramento della qualità del servizio, con ritardi e soppressioni a sorpresa e senza alternative sostitutive su gomma. La linea è di 155 km che vengono percorsi a circa 50 km/ h, ed è un esempio del disinteresse della Regione Veneto nei confronti dei pendolari. Disinteresse che ha portato a cancellare ben 8 treni “interregionali” giornalieri su un’altra linea di grande frequentazione, la Venezia e Milano, scomparsi dal nuovo orario che entrerà in vigore il 15 dicembre. La Regione invece di reperire le risorse per mantenere e migliorare il servizio ha deciso di tagliare su questa linea. E così sono scomparsi i treni interregionali e i pendolari saranno costretti a cambiare treno a Verona, perdendo tempo, o a prendere le Frecce, con prezzi ben più cari.
5. Arquata Scrivia-Genova Brignole
E’ la linea che collega Genova con il Piemonte, fino ad Arquata Scrivia (AL), 46 chilometri su 63 sono a binario unico. I problemi storici di lentezza dei collegamenti e vetustà dei treni, si sono aggravati con la cancellazione di un treno Intercity con l’ultimo cambio di orario.
6. Mantova-Cremona-Milano
Su questa linea che collega due capoluoghi di Provincia con Milano i 10mila pendolari che ogni giorno la percorrono lamentano treni lenti, sovraffollati, vecchi e sporchi. Su 151 km ben 91 sono a semplice binario e vi sono decine di passaggi a livello, per cui da Mantova per Milano i tempi di percorrenza sono di 2 ore e 10 minuti, mentre da Cremona i tempi sono di un’ora e 10 minuti, esattamente come 40 anni fa. Il materiale rotabile è tra i più vecchi in circolazione e l’insufficienza del numero delle carrozze costringe spesso i passeggeri a viaggiare in auto. I collegamenti della bassa Lombardia con Milano e con Verona e Brescia dovrebbero essere potenziati proprio per offrire un alternativa a chi oggi è costretto a muoversi su strada.
7. Siracusa-Ragusa-Gela
E’ una linea non elettrificata e a binario unico, dove la media di velocità è di 55 km/h, che collega tre Province. I tempi di percorrenza dei treni sono simili e in alcune relazioni (Comiso-Ragusa, Pozzallo-Modica) addirittura superiori rispetto a quelli di 20 anni fa. Le biglietterie nelle stazioni sono del tutto scomparse, con l’eccezione di Siracusa, Modica e Gela. Otto i treni soppressi nell’ultimo anno.
8. Campobasso-Isernia-Roma
Un unico binario tra Campobasso e Venafro è la ragione di tempi di percorrenza assai lenti che rendono gli spostamenti poco efficienti, oltre a treni in larga parte vecchi. Recentemente è stata chiusa Ia biglietteria a Isernia e a Campobasso. Dei tanti pendolari che si muovono tra Campobasso e Roma molti di quelli che vorrebbero farlo in treno sono costretti a prendere l’auto.
9. Bologna-Porretta Terme
Gli utenti – almeno 10.000 al giorno con punte di 20.000 – denunciano continue soppressioni, quotidiani ritardi, guasti sempre più frequenti e scelte sbagliate come quella di inserire treni a doppio piano in orari di scarso afflusso e non di pendolarismo mentre in orari di punta le composizioni dei convogli risultano insufficienti.
10. Potenza-Salerno
Anche quando i treni non subiscono soppressioni improvvise i ritardi sono all’ordine del giorno, con convogli che non raggiungono i 50 km/h di velocità di media e impiegano 2 ore e mezza per arrivare a destinazione, che si tratti di regionali o di Intercity. Dal prossimo cambio di orario verranno anche soppressi due treni di primo mattino diretti a Salerno.