Tutelare la struttura ed il funzionamento degli ecosistemi è fondamentale non solo per perseguire l’obiettivo di conservazione della natura, ma anche per garantire sistemi economici dai quali ruota attorno la nostra salute e la nostra economia. La biodiversità può essere considerata una valida risorsa per rilanciare l’economia del Paese basandosi sulla green economy. Ed è proprio attraverso il concetto di bellezza e delle risorse naturali dei territori italiani che il Ministero dell’Ambiente ha organizzato a Roma, presso l’Aula Magna dell’Università “La Sapienza”, nei giorni 11 e 12 dicembre la Conferenza Nazionale “La Natura dell’Italia. Biodiversità e Aree protette: la green economy per il rilancio del Paese”, con l’ausilio di Federparchi, Unioncamere e Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile.
La Conferenza vuole essere un punto di incontro e di confronto tra i diversi portatori d’interessi, istituzioni ed esperti allo scopo di rilanciare il ruolo delle aree protette del nostro Paese considerate come propulsori fondamentali per il lancio della green economy, un importante occasione questa per conoscere e discutere tutti insieme delle politiche per la valorizzazione della biodiversità finora sviluppate. Sono stati due giorni di incontri e dibattiti dedicati alla conservazione e valorizzazione del capitale naturale avente come protagonisti i migliori rappresentanti del mondo della scienza, dei parchi e delle associazioni, ed interventi da parte delle istituzioni che si sono confrontate sulla possibilità di uscire dalla crisi puntando su una nuova economia orientata alla sostenibilità e tutela dell’ambiente ed eseguendo investimenti produttivi.
I parchi possono offrire un concreto contributo al Paese per risollevarlo dalle difficoltà economiche e sociali in cui si trova, dai dati forniti da Federparchi nei parchi nazionali e regionali ci sono 82.000 posti di lavoro direttamente generati dalle attività ispirate e promosse dalla presenza di un’area protetta, nate allo scopo del recupero dell’agricoltura e della produzione alimentare e al turismo. Complessivamente, le imprese attive nelle aree protette nazionali e regionali sono oltre 756mila, secondo i dati forniti da Unioncamere, il 17% degli insediamenti produttivi nazionali. Un dato importante a sostegno del valore che le aree protette producono sia in termini ambientali che sociali, è rappresentato dal 38% delle imprese che risiedono nelle aree protette le quali hanno ridotto l’impiego di energia e/o di acqua per unità di prodotto negli ultimi 3 anni. Circa 1.100 imprese hanno utilizzato energia da fonti rinnovabili negli ultimi tre anni e 1.800 imprese (14%) investiranno in tecnologie ambientali nei prossimi tre.
Oggi vi è piena consapevolezza che un sistema di gestione economico basato sulla protezione dell’ambiente con l’istituzione di aree protette, può dare un valido tributo alle nuove opportunità lavorative, in particolare quella giovanile.