Nè Azienda nè autorità al funerale dell’operaio dell’Ilva morto di tumore. In 400 hanno partecipato, soprattutto colleghi di lavoro.
Nè rappresentanti dell’Ilva nè autorità cittadine hanno partecipato con le circa 400 persone presenti, in maggioranza colleghi di lavoro, alla messa nella chiesa di Sant’Egidio, alla periferia di Taranto, per i funerali di Stefano Delli Ponti, di 39 anni, l’operaio del siderurgico, che nel 2011 aveva contratto il tumore al collo per due volte nel giro di un anno e stava combattendo contro la malattia sostenendo costosissime spese per la cura.
L’operaio lascia la moglie Doriana e i due figli, Simone di 8 anni e Giulia di 3. Ha partecipato, invece, il coordinatore provinciale dell’Usb (Unione sindacale di base), Francesco Rizzo, che per primo aveva lanciato l’idea della colletta tra i colleghi per aiutare Delli Ponti.
Circa tremila dipendenti dell’Ilva avevano sottoscritto un documento per devolvere il corrispettivo di novemila ore lavorate o di ferie in favore dell’operaio, che avrebbe dovuto recarsi all’estero per sottoporsi a un intervento chirurgico. L’azienda, dopo una clamorosa protesta dei lavoratori, che nel maggio scorso occuparono la saletta della direzione, accreditò a Delli Ponti una prima tranche da 20 mila euro.
L’operaio lavorava all’Ilva dal 1999 e per undici anni era stato impiegato nel reparto manutenzione refrattaria in Acciaieria 2. Poi aveva svolto la mansione di macchinista nel reparto Mof (Movimentazione ferroviaria) e infine era passato nel magazzino Carriponti. Per 14 anni è stato impiegato negli impianti dell’area a caldo dello stabilimento, sequestrati dalla magistratura il 26 luglio del 2012 perchè ritenuti altamente inquinanti.