Secondo uno studio americano il funzionamento del sistema di etichettatura alimentare “a semaforo” contribuirebbe a far diminuire l’acquisto di cibi grassi a favore di quelli più sani. Ma lo Stato italiano non ci sta e boccia senza mezzi termini un metodo troppo semplificato che penalizzerebbe le eccellenze della dieta mediterranea.
Lo studio, pubblicato sull’American Journal of Preventive Medicine, è stato condotto dal Massachusetts General Hospital all’interno della caffetteria dell’ospedale in cui per due anni è stato introdotto in via sperimentale il sistema di etichettatura degli alimenti a semaforo. Secondo i ricercatori il sistema “ha avuto successo e ha modificato i modelli di acquisto sia dei lavoratori che dei clienti esterni. Facendo diminuire la spesa per i prodotti più grassi (-20%) e aumentare quella per gli alimenti contrassegnati con il bollino verde (+12%)“.
Tale sistema è fortemente voluto anche in Europa dal Regno Unito e consiste nell’utilizzo dei tre colori del semaforo per indicare: con il verde gli alimenti sani che possono essere consumati quotidianamente e senza limiti, con il giallo gli alimenti il cui consumo è consigliabile saltuariamente e, infine con il rosso i cibi poco salutari e da consumare solo una volta ogni tanto. Il criterio di etichettatura si basa sul maggior o minor contenuto di grassi, sale e zuccheri.
Sia il ministro della Salute Beatrice Lorenzin che il ministro dell’Agricoltura Nunzia De Girolamo si sono dichiarate contrarie all’introduzione del sistema a semafori e a dare battaglia contro la raccomandazione con cui il governo di Londra, a giugno, ha introdotto il sistema nelle etichette alimentari con il rischio di penalizzare il 28,3% dei prodotti italiani esportati in Gran Bretagna, pari al 2,6% di tutto l’export italiano 2012 nel mondo. Tra i prodotti che verrebbero etichettati come “rossi” e quindi poco salutari, ci sono il Parmigiano reggiano, la mozzarella, il prosciutto, l’olio di oliva, la pasta ripiena i prodotti dolciari perché ad alto contenuto di grassi, sale o zucchero.
Lo scorso 17 dicembre, a Bruxelles, 16 Paesi hanno sostenuto la posizione avanzata dall’Italia confermando quanto dichiarato da Paolo De Castro, presidente Commissione Agricoltura del Parlamento europeo:”Quello inglese è un sistema che condiziona e non informa i cittadini, uno strumento semplicistico che rischia di danneggiare i prodotti di qualità, in particolar modo quelli italiani. Si tratta di un sistema che penalizza gravemente i prodotti a denominazione e indicazione di origine, con un chiaro danno per il made in Italy agroalimentare, con il paradosso che anche i classici prodotti della dieta mediterranea, patrimonio immateriale dell’Unesco, sono spesso indicati come non sani”.