In Italia 8 persone su 10 sono disinteressate “all’arrivo della prima mela geneticamente modificata che non annerisce e mantiene l’aspetto sempre fresco una volta tagliata a fette”. Lo annuncia la Coldiretti facendo riferimento ai dati statistici secondo cui il 76% degli italiani si è dichiarato contrario all’utilizzo di organismi geneticamente modificati (Ogm) nell’agricoltura in Italia.
Secondo quanto riportato dall’annuncio di richiesta di commercializzazione “Le prime varietà ad arrivare sul mercato dovrebbero essere – precisa la Coldiretti – le Golden Delicious e le Granny Smith: che sono state manipolate geneticamente con l’inserimento di un gene ‘anti-macchia’. Se per l’azienda produttrice si tratta di una scoperta rivoluzionaria perché consente di allungare la scadenza delle confezioni di frutta già sbucciate e porzionate, a preoccupare i coltivatori – sottolinea la Coldiretti – è il fatto che l’arrivo di questo frutto innaturalmente ‘a prova di macchie’ possa alterare la percezione di semplicità e salute che da sempre accompagna le mele”.
Le coltivazioni biotech nel nostro paese sono bandite da 8 italiani su 10, ma l’arrivo della mela “stregata” dagli Ogm Arctic Apple sul mercato italiano da parte dell’azienda americana Okanagan Specialty Fruits, non può che turbare i prodotti made in Italy. All’interno della mela Artic Apple l’azienda ha inserito un gene modificato proveniente dalla stessa mela che ne impedirebbe l’annerimento una volta affettata; fenomeno che ha terrorizzato gli americani stessi. Lucy Sharrat, coordinatrice di un gruppo canadese che si batte contro gli Ogm giustamente si chiede “Visto che non scurisce, se una mela è marcia continuerà a sembrare fresca?”. Contrario anche Christian Schlecht, il presidente del Northwest Horticultural Council settore nello Stato di Washington, dove si produce il 60% di tutte le mele d’America secondo cui “Non è nel miglior interesse dell’industria delle mele degli Usa avere questo tipo di prodotto sul mercato in questo momento” ha dichiarato tempo addietro al New York Times.
L’Italia è il primo produttore europeo di mele con circa 70mila ettari coltivati e oltre 2 milioni di tonnellate di produzione recandio il riconoscimento di indicazioni geografica protetta (Igp) o denominazione di origine protetta (Dop). “Produzioni come la mela della Val di Non (Dop), mela della Valtellina (Igp), la mela dell’Alto Adige (Igp) la Melannurca campana (Igp) e la mela di Cuneo (Igp) che fondano il proprio successo sulla loro distintività che – afferma la Coldiretti – è tutto il contrario dell’omologazione causata dagli ogm”.
Non servono a niente le reclame sugli effetti benefici degli Ogm sulla produzione e coltivazione dei raccolti, “la realtà – conclude la Coldiretti – è infatti che gli OGM attualmente in commercio riguardano pochissimi prodotti (mais, soia e cotone) e sono diffusi nell’interesse di poche multinazionali senza benefici riscontrabili dai cittadini”.