La società ci spinge troppo spesso verso un ideale di perfezione. Bisogna essere bravi e competenti in tutto ciò che si fa e l’errore finisce con l’essere giudicato in maniera totalizzante. Bisogna sempre fare e fare bene.
Tali pressioni sono ancora più sentite se si verificano in un momento particolare nella vita di una donna come quello del post parto, in cui l’essere neo mamma porta un nuovo carico di responsabilità che mai prima aveva vissuto. Ciò ha molte ripercussioni da un punto di vista psicologico.
Troppo spesso le mamme oggi sono sopraffatte da un senso di inadeguatezza nel ricoprire il loro nuovo ruolo e ciò, nei casi più gravi, può sfociare nelle depressioni post- partum, nei disturbi dell’umore e, a volte, anche nelle psicosi puerperali.
Può capitare che non si sentano capaci di affrontare i nuovi impegni che comporta la maternità, cedendo alla falsa illusione dell’esistenza della “madre perfetta”, sempre capace, adeguata al ruolo, che sa sempre cosa fare. Sempre più spesso queste donne sono lasciate sole, poiché non c’è più un contesto culturale a cui possono far riferimento come in passato.
Tutto ciò può generare ansie in quantità maggiori di quanto sia necessario, creando una paura costante di non essere in grado di fare la cosa giusta con il proprio bimbo, di non essere capaci di prestare le cure più adeguate, di non rispondere alle sue esigenze e di essere giudicate dagli altri come delle cattive madri. Certamente viviamo in una società dove troppo spesso il fare, soprattutto il fare sempre bene, è più importante dell’essere. Le richieste fatte alla donna sono molto alte: deve essere una brava moglie, una brava madre, una brava casalinga e una brava lavoratrice.
Ciò può causare forte stress. Ovviamente non significa che non possa essere tutte queste cose, ma è importante capire che può esserlo anche senza aspirare ad un irraggiungibile ideale di perfezione, dove si finisce solo per perdere fiducia in se stesse, sentendosi inadeguate.
Lo psicanalista D. W.Winnicott nei sui scritti ci dice come invece sia più importante essere una “madre sufficientemente buona” piuttosto che una madre perfetta. Ma cos’è una madre sufficientemente buona? E’ una madre imperfetta, che non fa sempre la cosa “giusta”, ma che è affettivamente presente, che sa istintivamente quando intervenire, dando amore al bambino e quando invece mettersi da parte nel momento in cui il bambino non ha bisogno di lei, riuscendo a dosare l’inevitabile frustrazione che potrebbe infiggergli. E’ una donna spontanea, autentica e vera che con ansie, preoccupazioni, stanchezza e sensi di colpa riesce a trasmettere sicurezza e amore al proprio figlio.
Dott.ssa M. Grazia Milone
Psicologa e Psicoterapeuta