Gli obiettivi post 2020 non soddisfano le associazioni ambientaliste che vorrebbero il taglio del 55% delle emissioni interne e contemporaneamente a raggiungere il 45% di energia da fonti rinnovabili.
Il Libro bianco Clima – Energia 2030, presentato in data 22 gennaio dalla Commissione Europea, è il piano con cui l’Europa intende assicurarsi un sistema energetico ed industriale competitivo e sicuro. Il progetto individua gli obiettivi dell’UE in tema di riduzione delle emissioni, di utilizzo di energia da fonti rinnovabili e di miglioramento energetico per il post 2020. Il presidente della Commissione Europea Josè Manuel Barroso ha affermato che si tratta di un connubio tra clima ed industria da perseguire non solo per il bene del pianeta ma anche per garantire all’Europa una competitività che ancora manca nel nostro sistema, inoltre le riduzioni delle emissioni del gas serra costituiscono un obiettivo particolarmente ambizioso per il Paese, le quali conducono verso un percorso caratterizzato da un’economia a basse emissioni. I principali punti contenuti nel piano su cui si accende il dibattito riguardano il taglio del 40% delle emissioni, ed una copertura pari ad almeno il 27% dell’approvvigionamento energetico da fonti rinnovabili. Nonostante ci sia stato entusiasmo da parte di coloro che lo hanno presentato, si sono registrate numerose critiche soprattutto dalle organizzazioni ambientaliste. Per Legambiente, che trova sostegno anche in Greenpeace, il piano per l’ambiente adottato dalla Commissione europea rappresenta una preoccupante e pericolosa retromarcia rispetto agli impegni assunti finora dall’Europa per contenere il riscaldamento globale sotto i 2° C, l’associazione sostiene che occorrano obiettivi legalmente vincolanti sia per la riduzione delle emissioni che per l’utilizzo delle rinnovabili.
“Per contenere il surriscaldamento sotto i 2 °C ed evitare la catastrofe climatica, l’Unione Europea deve impegnarsi a ridurre almeno del 55% le emissioni interne entro il 2030 e contemporaneamente a raggiungere il 45% di energia rinnovabile tagliando il consumo di energia del 40%, solo così si può raggiungere un sistema energetico a zero emissioni”, prosegue il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza.
Nella discussione si evidenzia come indirizzarsi verso un processo produttivo a ridotte emissioni di inquinanti ed una minore dipendenza dai carburanti fossili, possa creare nuovi investimenti nell’occupazione e nell’innovazione scientifica. Investire nella ricerca e nelle nuove tecnologie energetiche rappresenta una grande opportunità di crescita per il nostro Paese, ed è quindi necessario un importante sostegno all’uso di metodologie atte ad un miglioramento della qualità ambientale e della situazione economica. Nel mese di marzo si attuerà uno studio tecnico, economico e finanziario sulle linee guida elaborate dalla Commissione da parte del Governo.