Due modelli di coltura a confronto in un video lanciato in occasione dell’Anno Internazionale dell’Agricoltura Familiare, per stimolare la riflessione sulle criticità dall’agricoltura intensiva evidenziando i vantaggi dell’agricoltura sostenibile.
L’agricoltura intensiva ha contribuito notevolmente alla perdita di sovranità alimentare, di biodiversità, all’inquinamento globale e alla diffusione di malattie. Oggi le monocolture e le fonti fossili minacciano sia i consumatori che i coltivatori, soprattutto nei paesi più poveri, dove le grandi società multinazionali acquistano ingenti superfici di suolo sottraendolo ai contadini. L’Onu ha nominato il 2014 come Anno Internazionale dell’Agricoltura Familiare per porre in risalto l’importanza dei piccoli agricoltori nella lotta alla fame e nell’uso sostenibile delle risorse.
“Con la decisione di celebrare quest’anno abbiamo voluto riconoscere il ruolo centrale dell’agricoltura familiare nel fare fronte alla doppia emergenza che il mondo si trova oggi ad affrontare: migliorare la sicurezza alimentare e preservare le risorse naturali, in linea con gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, il dibattito sull’agenda post-2015 e la Sfida Fame Zero” ha affermato Graziano Da Silva.
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Il video è parte della campagna di sensibilizzazione Food We Want, a favore di un’ agricoltura e di un consumo sostenibile nel Nord e nel Sud del mondo. Essa è stata finanziata dall’Unione Europea e si svolge in 8 paesi: Italia, Polonia, Portogallo, Spagna, UK, Kenya, Mozambico, Tanzania, con l’obiettivo di condividere idee, promuovere soluzioni comuni e stimolare il dibattito sul futuro del cibo e su un’agricoltura più equa e sostenibile.
Chi sceglie i prodotti provenienti dall’agricoltura sostenibile decide nello stesso tempo di sostenere i diritti dei lavoratori e un maggior rispetto dell’ambiente, tutelando nello stesso tempo la nostra salute e il nostro benessere.
Noemi Pomante