Secondo l’indice Good Enough to Eat, elaborato da Oxfam, l’Italia sarebbe solo all’ottavo posto – dopo Olanda, Francia e Svizzera – in fatto di salubrità e costo degli alimenti.
Da sempre maestri dell’arte culinaria e devoti al culto della buona tavola, gli italiani hanno subito un pesante affronto al proprio orgoglio. A sferrare il duro colpo è stata Oxfam (Oxford Commitee for Famine Relief) che, assegnando la medaglia d’oro per l’alimentazione all’Olanda, mortifica il Belpaese collocandolo solo all’ottavo posto dopo Francia e Svizzera, entrambe sul podio, Australia, Belgio, Danimarca e Svezia.
Ma non c’è una giuria da contestare purtroppo. A proclamare la migliore nazione al mondo è stato infatti l’esito del Good Enough to Eat Index, un indice globale esteso a 125 paesi che assegna un punteggio in base alla quantità e qualità del cibo, alla sua accessibilità e alla quantificazione degli effetti negativi della dieta, misurata sui livelli di obesità e di diabete riscontrati nella popolazione. Ed è proprio quest’ultimo aspetto a sorprendere evidenziando come le persone extralarge e decisamente fuori forma siano molto più diffuse nei paesi in via di sviluppo e a medio-basso reddito, Arabia Saudita al primo posto, rispetto che nei paesi industrializzati.
La causa è il cambio di dieta che minaccia le popolazioni povere dei cosiddetti paesi emergenti passando dall’essere a base di grano e cereali ad arricchirsi di prodotti più trattati e più grassi. E se può invece vantare un’eccellente varietà nella dieta, unita ad una mancanza di casi di malnutrizione e denutrizione, l’Italia vede però le prime posizioni allontanarsi a causa del prezzo degli alimenti, troppo volatile e troppo elevato rispetto agli altri beni e servizi.
“L’Italia potrebbe essere al primo posto – afferma Elisa Bacciotti, Direttrice Campagne di Oxfam Italia -, ma nel nostro paese sempre più persone fanno fatica a mangiar sano e far quadrare il bilancio: il costo della vita in generale è alto rispetto al reddito medio degli italiani, che in proporzione spendono di più rispetto ad altri paesi e hanno meno possibilità di acquistare cibo buono a buon mercato”
Ma come sempre accade, anche questa classifica non esula dal nominare un peggiore. La triste sorte di occupare l’ultimo posto spetta al Ciad, per pochi punti preceduto dalla Guinea e dall’Angola, paesi in cui gli abitanti hanno a disposizione alimenti con scarso apporto nutrizionale, molto cari, conservati e preparati in scarse condizioni igieniche. Un drammatico record spetta anche al Burundi che ottiene il massimo del punteggio assegnabile per il numero di persone denutrite presenti nella nazione. Se infatti per i paesi europei che dominano la top 12 questa classifica è meno importante dell’esito di un torneo di calcio, Good Enough to Eat inizia ricordandoci che “Nonostante nel mondo ci sia abbastanza cibo per tutti, una persona su otto si addormenta affamata ogni notte.”
Claudia Ferrario