L’Oréal, l’azienda più grande al mondo nella cosmetica, si impegna a eliminare da tutti i prodotti e le materie prime che provengono dalla deforestazione entro il 2020, inviando così un segnale importante all’intero settore dell’olio di palma.
Greenpeace si complimenta per gli obiettivi che si è posta la multinazionale, ma crede che possano essere raggiunti in tempi più brevi, e chiede a L’Oréal di accelerare i tempi.
L’impegno di L’Oréal segue quello di altre grandi aziende come Ferrero, Unilever e Nestlé, che si sono già impegnate a eliminare dalla propria filiera olio di palma di dubbia provenienza. Anche il più grande rivenditore al mondo di questa materia prima, Wilmar International ha annunciato a dicembre una nuova politica a Deforestazione Zero.
“Apprezziamo l’impegno di L’ Oréal anche se consente ancora ben sei anni per continuare ad approvvigionarsi da fonti controverse. Chiediamo a L’Oréal di accelerare il ritmo d’implementazione della politica di acquisto, dimostrando più responsabilità verso le foreste e garantendo ai propri clienti prodotti liberi da deforestazione prima del 2020” spiega Esperanza Mora, campagna foreste di Greenpeace Italia.
Il settore dell’olio di palma è la prima causa di deforestazione in Indonesia e porta all’estinzione specie importanti come la tigre di Sumatra.
L’olio di palma finisce sugli scaffali dei supermercati (e non solo) di tutto il mondo nelle forme più varie e inimmaginabili: viene usato in cosmetici, alimentari, detergenti e perfino nei biocarburanti, prodotti che anche gli italiani usano quotidianamente.
Sempre più persone sono consapevoli del collegamento tra i propri acquisti e la deforestazione in posti lontani come l’Indonesia. Grazie a loro è possibile convincere le grandi multinazionali ad adottare pratiche più sostenibili. Ora i consumatori punteranno la propria attenzione a quelle aziende che continuano a far parte del problema senza assumersi le loro responsabilità, come – per restare ai cosmetici – Colgate Palmolive e P&G, il produttore di Pantene.