Il Governo Renzi ha appena ottenuto la fiducia da entrambi i rami del Parlamento e dunque si trova ora nella pienezza dei propri poteri.
Il Presidente del Consiglio ha enunciato alle Camere un ambizioso programma di Governo in cui vengono dichiarati quali punti fondamentali (cito testualmente):
Semplificazione amministrativa – “Subito una una cura choc per dare una scossa ad un “Paese arrugginito da una burocrazia asfissiante” disboscando e semplificando la Jungla di regole e leggi che lo incatena”.
Riforma della Pubblica amministrazione – “Il processo di riforma della pubblica amministrazione sarà presentato prima delle elezioni …. Mai più governi che passano e dirigenti che restano. Con in più responsabilità erariali, penali e civili oltre a quelle da mancato raggiungimento degli obiettivi”.
Credo che non sfugga a coloro che quotidianamente svolgono una qualunque attività economica a livello imprenditoriale che le nuove attività produttive, in particolare modo nei settori più innovativi, vengono sovente bloccate o eccessivamente attardate da quella “burocrazia asfissiante” di cui ha parlato Renzi.E quella “burocrazia asfissiante” riguarda soprattutto le autorizzazioni ambientali che devono essere rilasciate alle imprese per poter operare legittimamente.Oltre alle autorizzazioni edilizie parlo di Valutazioni d’Impatto Ambientale, di Autorizzazioni Integrata ambientali, di Autorizzazioni alla gestione dei rifiuti, delle recenti Autorizzazioni Uniche ambientali. In Italia purtroppo tali autorizzazioni vengono rilasciate dopo anni dalla loro richiesta. Mi si lasci dire però che le normative vigenti nel settore ambientale non sono, in generale, né migliori né peggiori di quelle di tutti gli altri Paese comunitari, in quanto figlie delle medesime norme comunitarie (direttive).
E’ quindi inutile che politici maldestri si riempiano la bocca della parola “semplificazioni”, quando l’obiettivo che dovrebbero perseguire è “l’applicazione delle norme”, quelle ambientali e non solo. Il grandissimo problema del nostro Paese è costituito dal fatto che quasi mai le Pubbliche Amministrazioni rispettano i tempi previsti dalle leggi vigenti per il rilascio delle varie autorizzazioni. Qualche esempio.Il Dlgs 152 del 2006 e s.m. (c.d.Codice dell’Ambiente) dispone che una procedura di VIA debba durare al massimo 180 giorni, mentre nella prassi tali procedure durano degli anni. Stesso termine per l’AIA ed identica situazione nella prassi. Anche una banale autorizzazione allo scarico che la P.A. dovrebbe rilasciare entro 90 giorni è invece sovente rilasciata dopo degli anni. Dunque la verità è che la nostra P.A. non è non è in grado (per problemi che esamineremo in un prossimo contributo) di rilasciare le autorizzazioni nei tempi previsti.
Ma è possibile che in questo Paese i dirigenti della P.A. possano rimanere al loro posto, con il loro lauto stipendio, anche quando i loro uffici palesemente non rispettano i termini fissati dalle leggi dello stato per il rilascio delle autorizzazioni, impedendo così alle imprese che vogliono investire di programmare tali investimenti con costi e tempi certi? Ovviamente pochi sono gli investitori , soprattutto stranieri, che affrontano la jungla costituita dalla P.A. italiana sapendo che l’unico vero rimedio per inibire le lungaggini della P.A. è un ricorso al TAR, che a sua volta richiede alcuni anni prima di poter ottenere un giudizio nel merito e che, quindi, a sua volta, blocca l’approvazione e la realizzazione dei progetti. Quindi non meravigliamoci se il nostro Paese è così poco attraente per gli investitori stranieri.
A quando una legge che caccia i dirigenti delle P.A. che non fanno rispettare le norme dello Stato?
Vorrei aggiungere che da tutte queste lungaggini la tutela dell’ambiente non ha avuto alcun beneficio, dunque i ritardi non sono dovuti alla necessità di tutelare meglio l’ambiente. L’illegalità diffusa nel settore ambientale in Italia (a nord e a sud) è sotto gli occhi di tutti.
Se il nuovo Presidente del Consiglio dei Ministri è informato del fatto che queste sono le questioni più importanti sul tappeto perché allora ha affidato il Ministero dell’ambiente ad un neofita come Gianluca Galletti, esponente di un partito della coalizione di governo sostanzialmente privo di peso politico? Non risulta in alcun modo dal curriculum del Ministro un suo qualche interesse e /o esperienza nel settore specifico e, credetemi, un Ministro dell’Ambiente non si improvvisa in un paese come il nostro dove non esiste una diffusa cultura nel settore. Viene da pensare che, ancora una volta, come è purtroppo è successo quasi sempre nel passato, il dicastero dell’ambiente venga valutato come l’ultima ruota del carro (il Ministro Matteoli incaricato nel primo Governo Berlusconi lo definì “una figlia femmina”) e comunque qualcosa di non particolarmente rilevante, mentre in tutti gli altri paesi del mondo occidentale (l’Europa e gli Stati Uniti) esso è considerato giustamente un ministero-chiave, perché ha il compito di coniugare gli obiettivi di sviluppo e crescita economica con quelli altrettanto e anche più importanti della salute delle persone e della salubrità dell’ambiente in cui viviamo, affinchè altri casi ILVA (o Seveso, o Terra dei Fuochi) non debbano più ripetersi. In quei paesi le campagne elettorali si vincono e si perdono essenzialmente sulle tematiche ambientali.
In Italia sono stati nominati negli ultimi venti anni (quasi) esclusivamente Ministri dell’Ambiente privi di competenza specifica, da ultimo Andrea Orlando che è stato ora, correttamente, riposizionato sul Ministero della Giustizia. Molto strano in verità che Renzi non abbia compreso l’importanza strategica di tale Ministero e non lo abbia assegnato ad un esponente del proprio partito e soprattutto ad una persona competente e con le idee chiare. Lo invitiamo a ripensarci.
La verità è che il tema ambiente e tutte le problematiche economiche strategiche ivi connesse da molti anni è non governato o mal governato, esattamente come succede nel settore Industria, che è l’altra faccia della stessa medaglia.
Ci si aspettava da Renzi finalmente un cambio di passo, una nuova visione del futuro, un’apertura di credito alla “green economy” , ma per quello che abbiamo potuto vedere finora non c’è anche nel nuovo Governo la cognizione della strategicità del governo dell’ambiente. Renzi non riuscirà a fare una efficace riforma della P.A. se non affronterà presto il nodo delle autorizzazioni ambientali. Speriamo che in futuro le nuove scelte del governo possano indurci a cambiare idea ma, per adesso, siamo costretti a constatare che il non governo dell’ambiente sembra essere una realtà del governo Renzi così come lo è stata nei governi degli ultimi venti anni. Un’occasione perduta, per adesso.
Dott. prof. Bernardino Albertazzi
Giurista Ambientale presso “Studio Albertazzi Consulenze legali Ambiente ed Energia”
albertazzi.bernardino@fastwebnet.it – www.bernardinoalbertazzi.it