Sono ormai molte centinaia gli impianti a biogas di origine agricola operanti in Italia, e come tutti i settori in cui la base installata assume dimensioni significative, essa stessa diventa un ambito potenziale per l’ulteriore espansione del mercato.
Lo ha scoperto 2G Italia, consociata del gigante tedesco della cogenerazione, che da qualche tempo sta trovando negli impianti esistenti nuovi acquirenti delle proprie unità. E’ il fenomeno dell’up-powering (da non confondere con il re-powering, che implica il rifacimento della biologia), che prevede il potenziamento della componente generatrice di energia mantenendo invariata la componente biologica dell’impianto, ossia i digestori. La fattibilità tecnica si ha quando l’impianto di digestione anaerobica è in grado di produrre biogas in quantità esuberante rispetto alle esigenze della o delle unità di generazione installate, una condizione non così rara, ha scoperto 2G, soprattutto per gli impianti che operano sotto regimi di incentivazione che consentivano il rafforzamento delle matrici con integratori commerciali e colture dedicate.
La convenienza economica dipende invece dal livello di incentivo assegnato alla maggior potenza, e dalla capacità di produzione del cogeneratore che viene aggiunto all’impianto. Da quest’ultimo punto di vista, 2G è in posizione privilegiata perché, grazie all’investimento in ricerca e sviluppo effettuato tramite la divisione specializzata 2G Drives sull’ottimizzazione dei motori endotermici, dispone oggi di una linea di cogeneratori a biogas con rendimenti elettrici fino al 10% per cento maggiori dei corrispondenti modelli concorrenti. Si tratta delle unità delle due gamme FILIUS (di bassa potenza) e AGENITOR (di media potenza). Sono soprattutto quelli della seconda gamma i protagonisti degli up-powering effettuati da 2G Italia negli ultimi pochi mesi, e di quelli in fase finale di chiusura contratto.
Tra gli altri, se ne possono portare ad esempio tre, tipici per contesto esistente:
• Azienda agricola in provincia di Cremona, potenziamento da 500 a 750 kWe, con l’aggiunta di un AGENITOR 306 ai due cogeneratori esistenti basati su motore MAN standard da 250 kWe.
• Azienda agricola in provincia di Cremona, potenziamento da 500 a 950 kWe, con l’aggiunta di un AGENITOR 312 da 450 kWe ai due cogeneratori esistenti basati su motore MAN standard
• Azienda agricola in provincia di Modena, potenziamento da 250 a 500 kWe, con l’aggiunta di
“Tutti gli studi danno il mercato italiano come secondo solo a quello tedesco come potenziale di sviluppo per la cogenerazione in Europa – commenta Pietro Bertelli, CEO di 2G Italia. Fra i fattori che ci favoriscono, non dobbiamo dimenticare il clima mite rispetto agli standard centro-europei, che consente una maggior efficienza nei processi di digestione anaerobica che producono il biogas.
L’up-powering ne è una conseguenza, forse inaspettata dai più, ma che intendiamo come azienda valorizzare al massimo per la nostra crescita, sia rivolgendoci ai nostri clienti, che sfiorano le 100 unità, sia alla più ampia base installata del biogas agricolo in genere”.