In un Paese come l’Italia, in cui spesso la pratica della pesca intesa come fonte di guadagno e sostentamento si scontra con il delicato equilibrio eco-marino, è possibile raccontare la storia di alcune piccole realtà in cui questi due mondi hanno trovato il modo di convivere in armonia.
E’ il caso della Tonnarella di Camogli, una particolare rete da pesca biodegradabile utilizzata dalla comunità di pescatori dell’omonima città genovese.
Le fonti locali ce ne danno notizia già dal 1600; utilizzata per la pesca delle specie ittiche locali, oggi di proprietà della Cooperativa Pescatori di Camogli, è un esempio raro di come un impianto, ritenuto spesso dannoso per l’ambiente, si riveli, in questo caso, assolutamente ecocompatibile. Il merito va soprattutto al materiale che compone la quasi totalità della tonnarella: la fibra di cocco. Importata dall’India e lavorata dalla Cooperativa direttamente in loco, porta con sè due vantaggi.
Il primo è quello di favorire l’originarsi di ampi gruppi di organismi bentonici (cioè organismi acquatici, sia d’acqua dolce sia marini, che vivono in stretto contatto con il fondo o fissati ad un substrato solido) sul suo stesso reticolo, camuffando la tonnarella e evitando inoltre l’utilizzo di esche artificiali e dannose.
Il secondo, forse ancora più importante, è quello di essere completamente biodegradabile. Al termine della stagione infatti, le reti vengono abbandonate in mare dove si degradano grazie all’azione dei microrganismi marini presenti rivelando la Tonnarella come una struttura ad impatto zero.
La pesca tramite tonnare e tonnarelle ancora oggi è sottoposta a regole severe. Le ultime disposizioni di diritto ambientale marino di derivazione UE, in particolare riguardanti la pesca del tonno rosso, ci raccontano di un problema ancora attualissimo per l’intero ecosistema ittico del Mediterraneo messo in serio pericolo dalla pesca di frodo. Nel nostro paese si dovrebbe dare più risalto a realtà come quella di Camogli e diffonderne l’utilizzo e la tecnica per creare una nuova generazione di strutture che abbiano a cuore il “mare nostrum”.
Andrea Ferrari