Fumo passivo a lavoro: Poste Italiane condannata a 174 mila euro di risarcimento

fumo

Un caso giudiziario che farà sicuramente discutere e aprire numerosi dibattiti riguarda la conferma della condanna inflitta da parte della Corte d’Appello di Messina alle Poste Italiane S.p.A., la quale dovrà risarcire un suo ex dipendente con un maxi assegno di ben 174.176 euro in quanto ritenuta di essere responsabile nel “non aver garantito un ambiente di lavoro salubre a causa del fumo passivo”.

L’ex dipendente oggi in pensione, per anni ha dovuto lavorare in un contesto lavorativo caratterizzato da stanze chiuse non areate colme di persone fumatrici, e tutto ciò ha contribuito all’assorbimento di particelle inquinanti all’interno dell’organismo dell’uomo. Sei anni dopo essere andato in pensione dopo anni di lavoro, nel 2000 il protagonista di questa vicenda si ammala di una grave patologia tumorale alla faringe, ed è qui che comincia la sua lunga battaglia contro la malattia fatta di operazioni e complicazioni dovute ai post intervento,che lo porteranno alla fine ad una compromissione dell’uso delle corde vocali e alla perdita dei denti dovuti alla radioterapia.

Per rivendicare i suoi diritti da lavoratore, l’ex dipendente delle Poste decide di intentare causa contro il proprio datore di lavoro al fine del riconoscimento dei gravi danni alla salute subiti per violazione degli obblighi di sicurezza previsti dalla normativa, e dopo una lunga battaglia processuale nel 2011 arriva la sentenza di primo grado che riconosce la responsabilità delle Poste Italiane. Tale responsabilità è confermata oggi dalla Corte d’Appello a sostegno della tutela della salute dei lavoratori nei luoghi di lavoro.