Nelle nostre città troviamo spesso aree libere, ma di scarso pregio e non tutelate da vincoli ambientali, assoggettabili, quindi, a trasformazioni urbanistiche che spazzerebbero via il loro (seppur limitato) valore naturalistico. Come tutelare e riqualificare dunque questi spazi?
E, soprattutto, come far dialogare tra loro la tutela ambientale e le trasformazioni urbane necessarie ad un corretto sviluppo della città? Una risposta efficace arriva dal comune di Segrate, alle porte di Milano, dove il piano di governo del territorio (PGT) introduce il concetto di preverdissement.
Questa politica introduce la piantumazione preventiva delle aree naturali libere da edificazione all’interno o ai bordi della città, in modo tale da fornire loro un valore ambientale e naturalistico maggiore rispetto a quello originario (calcolato secondo parametri prestabiliti), migliorando sia il livello naturale delle singole aree, sia, di conseguenza, quello dell’intero comune.
Il punto di forza del preverdissement sta nel fatto che la piantumazione non cade indiscriminatamente su tutte le aree libere, bloccando potenziali (e necessarie) trasformazioni urbanistiche, ma si modula in funzione delle previsioni del piano per la città. Per questo motivo esistono due declinazioni di preverdissement: temporanea e definitiva. Da una parte il preverdissement temporaneo insiste su aree che sono destinate alla trasformazione urbanistica e prevede interventi con finalità protettive. Dall’altra esiste una piantumazione preventiva permanente, che viene attuata sulle aree destinate a restare libere, potenziando il loro valore ambientale con lo scopo di dotare la città di spazi verdi di qualità.
Il Preverdissement consente, dunque, di implementare sul territorio veri e propri “presidi di naturalità”, con lo scopo a lungo termine di migliorare la qualità dell’ambiente all’interno o al limite del territorio edificato in tempi molto rapidi, infatti tutto il comparto viene interessato dall’azione di piantumazione preventiva entro sei mesi dalla approvazione definitiva del Piano di Governo del Territorio. Sul medio periodo questa buona pratica consente di trovare un buon compromesso tra la valorizzazione delle aree naturali (oggetti sempre più rari all’interno del tessuto urbano) e le trasformazioni necessarie per lo sviluppo della città stessa.
Noemi Galbiati