Dal 2000 al 2010 invece che diminuire le emissioni di CO2 sono aumentate di 1 miliardo di tonnellate/anno.
Il pianeta quindi rischia un aumento catastrofico delle temperature. Gli scienziati dell’ONU hanno completato a Berlino la presentazione del Quinto Rapporto sui cambiamenti climatici e hanno dato alla politica 15 anni di tempo per invertire la rotta verso il disastro.
“Serve un investimento di appena lo O,6% del Pil mondiale, meno di un quarto di quello che nel 2012 è finito in spese militari ( il 2,5%), precisa l’ex ministro dell’Ambiente Pecoraro Scanio. Secondo il rapporto Onu occorre triplicare entro il 2050 la produzione di energia da fonti rinnovabili oggi ferma ad appena il 17% del fabbisogno energetico mondiale. E bisogna dire stop a carbone e combustibili fossili. Questa nuova economia a zero emissioni potrebbe anche creare milioni di posti di lavoro. Ieri il segretario di Stato Usa Kerry ha commentato allarmato il rapporto. Ma in Italia nessun commento né da Renzi , né da altri esponenti del governo. Si parla dei nuovi vertici proprio di aziende dell’energia come d Eni ed Enel, ma si discute solo di poltrone e mai di strategia economica. Nulla di significativo è stato più fatto dal governo da quando nel settembre 2007, dopo mesi di lavori preparatori , organizzai nella sede FAO di Roma la conferenza nazionale sui cambiamenti climatici con la partecipazione in sala e via web di migliaia di persone e di tutti i vertici istituzionali, industriali ,sindacali ed associativi italiani e del direttore dell’Unep (agenzia dell’ONU sull’Ambiente). Lanciammo allora un programma per ridurre le nostre emissioni di gas climalteranti e per l’adattamento ai cambiamenti climatici già avvenuti o inevitabili. Ma da allora siamo andati indietro. Governi prima velleitariamente e stupidamente filonucleari, poi, nel migliore dei casi, pro-carbone e trivellazioni ed anti-rinnovabili. Un disastroso misto di affarismo e ignoranza che deve essere sconfitto dalla parte più innovativa del nostro Paese.
Perché questi rapporti Onu e le strategie europee ed internazionali, seppure e in modo ancora troppo timido e spesso contraddittorio indicano la via di un’inevitabile riconversione ecologica dell’economia e della società . E gli italiani, pur tra ostacoli e speculazioni furbesche se non criminali, grazie a creatività ed imprenditorialità diffuse hanno utilizzato il secondo conto energia per il fotovoltaico del 2007 e le detrazioni per l’efficienza energetica per costruire una rete di produzione diffusa di energia (500.000 impianti solo di energia dal sole) di competenze e imprese che stanno operando anche all’estero. Questa realtà deve riuscire a organizzarsi ed imporsi anche alle istituzioni come un nuovo comparto di professioni e imprese alternativo a quelle decotte, corporative e alla ricerca solo di aiuti pubblici”, chiosa Pecoraro Scanio.