Per preparare un ottimo Golden Rice bisogna indossare il camice, entrare in laboratorio e… applicare un po’ d’ingegneria genetica.
Questa varietà si ottiene infatti introducendo nel genoma nucleare del riso i geni psy (di Narciso o di Mais) e crtI (di Erwinia uredovora) attraverso un promotore endosperma-specifico che permette la trascrizione dei due geni all’interno soltanto della cariosside.
Ciò che ne risulta sono chicchi dorati contenenti beta-carotene e una nuova fonte di vitamina A: il riso. Quando il Golden Rice viene consumato, infatti, i carotenoidi sono convertiti in pro-vitamina A, a sua volta trasformata dall’organismo in vitamina A. Quest’ultima è naturalmente presente soprattutto negli alimenti di origine animale, quali uova, fegato o derivati del latte, inaccessibili per milioni di famiglie. La carenza di vitamina A (Vitamin A Deficiency – VAD) però non è trascurabile dal momento che è responsabile dell’inibizione della crescita, della deformazione delle ossa ma specialmente provoca gravi danni oculari che posso portare alla completa cecità. Ed ora il Golden Rice.Un OGM. Una “montatura pubblicitaria”, come definita da Greenpeace, ecologicamente inaffidabile e rischiosa per la salute umana. L’associazione ambientalista sostiene infatti che “combattendo la VAD con la gestione di orti a livello familiare e di comunità, si creano sistemi sostenibili in grado di provvedere alla sicurezza alimentare e alla diversità necessaria per dare maggiori mezzi alle persone, proteggere la biodiversità e assicurare una soluzione duratura”.
L’ostacolo alla distribuzione del Golden Rice portato avanti dalle organizzazioni anti-biotech è invece un crimine contro l’umanità, per chi, come il Dr. Patrick Moore, cofondatore e leader di Greenpeace per 15 anni, ritiene inefficace l’approccio tradizionale. Fornire mensilmente ai bambini in età pre-scolare nei paesi in via di sviluppo dosi sufficienti di vitamina A concentrata, ha, secondo le campagne pro Golden Rice, costi insostenibili e permette di coinvolgere solo una minima percentuale di coloro che ne necessitano. Questi i due fronti avversari. In mezzo una realtà in cui oltre 100 milioni di bambini poveri nel mondo, secondo la World Health Organization, hanno una dieta carente di vitamina A. Una realtà in cui la VAD causa più di 250.000 bambini ciechi ogni anno soltanto nel Sud est asiatico.
Claudia Ferrario