Cosa sono i lavori verdi? Perché in Italia l’informazione non ne parla quasi mai, nonostante un’impresa su cinque sia green?
Quali sono queste nuove professioni che possono fare la differenza in un momento in cui la disoccupazione è ai massimi storici? Se ne parla a Caffeina Festival, nell’incontro organizzato dalla FIMA (Federazione italiana media ambientali) dal titolo “La carica dei lavori verdi: un’economia che crea più occupazione” in programma venerdì 4 Luglio a Viterbo in piazza S. Maria Nuova, alle 20.
A parlare delle buone notizie che (quasi) nessuno dà mai, saranno Riccardo Valentini, scienziato, membro dell’Intergovernmental panel on climate change (Ipcc) – organizzazione che nel 2007 ha ricevuto il Nobel per la Pace – e membro della commissione Ambiente alla Regione Lazio; Marco Gisotti, giornalista, blogger e autore della “Guida ai green jobs” e Letizia Palmisano, giornalista ambientale e green social media expert. A moderare l’incontro Sabrina Mechella, giornalista e membro del comitato promotore Fima.
«Più di un’impresa su cinque in Italia è ormai green – afferma Marco Gisotti – e queste imprese hanno bisogno di lavoratori, di molti lavoratori. Il 40% dei nuovi impiegati del 2013 sono stati “green worker”. La green economy non è una filosofia o un desiderio: la green economy attualmente in Italia dà lavoro a più di sei milioni di persone, come dire che un italiano su dieci lavora grazie al rispetto per l’ambiente: le professioni più richieste sono quelle tecnico-scientifiche e mancano laureati!».
«L’evoluzione della green economy è la blue economy – spiega Riccardo Valentini – ossia si è passati da un’economia che produceva energia verde con pannelli solari, eolico e geotermico, a un’altra di tipo circolare, che valorizza il potenziale dello scarto e dei materiali poveri. Abbiamo tre settori in cui può svilupparsi la blue economy: energetico, agricolo e dei rifiuti. Il Lazio avrà il suo Piano energetico regionale necessariamente entro il 31 dicembre del 2014 per agganciare i fondi europei, siamo la prima Regione a farlo. Per fare questo ci vorranno nuove professioni a cominciare dagli operatori edili che dovranno utilizzare materiali più innovativi, agli ingegneri che utilizzeranno la domotica per evitare la dispersione energetica. Per quanto riguarda la questione rifiuti si dovrà partire dal packaging per evitare gli scarti inutili e poi si dovrà lavorare anche sugli sprechi alimentari che sono davvero eccessivi: anche queste nuove visioni prevederanno professionalità più specializzate. Infine l’agricoltura, che ormai è diventata altamente specializzata. Anche qui ormai si usano tecnologie di precisione che ottimizzano l’acqua e i nutrimenti, per evitare sprechi e uso eccessivo di fertilizzanti. I contadini del futuro dovranno essere sono molto preparati ed essere all’avanguardia con i tempi».
«La sostenibilità non è solamente nel saper fare, ma anche nel far sapere – sostiene Letizia Palmisano. Questa è la frase con cui spesso apro lezioni o articoli. Riassume una Conditio sine qua non per le aziende della green economy che innovano. Attraverso le mie attività sia di giornalista ambientale e che di esperta di comunicazione dei nuovi mezzi digitali cerco di raccontare le best practice delle aziende che hanno deciso di essere parte integrante di quell’inversione di rotta necessaria per il bene del Pianeta. Sono imprese che innovano, nella scelta dei materiali, nei processi produttivi, nel presentare prodotti e servizi che rispondono perfettamente a problemi ambientali. Le aziende che a oggi sono riuscite a fare la differenza sono quelle che sono riuscite a spiegare le proprie innovazioni e la differenza dal punto di vista dell’impatto ambientale, a tecnici, pubbliche amministrazioni e a cittadini. Nell’era del web 2.0, quello partecipato e dei netizen (cittadini della rete) in cerca di trasparenza e consapevolezza, un’azienda che sappia aprire le porte e raccontare i perché e i come delle proprie scelte, può riuscire a contrastare la crisi, economica e morale facendo squadra con i consumatori stessi».