Free, il Coordinamento che raggruppa circa 30 associazioni del settore energie rinnovabili ed efficienza energetica, ha proposto in questi giorni una serie di modifiche al Decreto 91/2014 che contiene, tra l’altro, le norme “spalma-incentivi”, e che in queste ore sono al vaglio del Senato per la conversione in Legge.
“Il mondo delle rinnovabili rimane seriamente preoccupato per una serie di norme che mettono in pericolo posti di lavoro e pregiudicano fortemente il settore. Abbiamo presentato al Parlamento le nostre proposte di modifiche, nel corso di audizioni e di convegni, al Decreto che contiene una serie di norme, dall’autoconsumo al cosiddetto spalma-incentivi, misure che cambiano le regole del gioco, mentre la partita è in corso, e che non offrono un’immagine di Paese affidabile anche agli investitori stranieri”, dichiara Gianni Silvestrini, presidente di Free, Fonti Rinnovabili ed Efficienza Energetica.
Nel merito, Free ha presentato modifiche per i seguenti punti del Decreto 91 che prevedono, all’articolo 24 per l’autoconsumo, di non trattare chi “autoconsuma” l’energia rinnovabile prodotta alla stregua di chi dovrebbe essere tassato, perché inquina (principio basilare al quale si ispirano le norme europee); si propone,poi, l’abolizione dell’articolo 25 che prevede l’introduzione di oneri per i controlli degli impianti a carico dei soggetti responsabili degli impianti stessi, cosa che invece dovrebbe essere a carico dell’Ente controllante come accade per tutti i controlli, facoltà della Pubblica Amministrazione; all’articolo 26, quello che prevede la riduzione dal 17 al 24% degli incentivi contrattualizzati per gli impianti fotovoltaici superiori a 200 KW, siamo di fronte – secondo Free – ad una violazione del diritto, tramite una misura retroattiva che esporrebbe il nostro Paese ad azioni di rivalsa anche internazionali.
Infine, all’articolo 14 che ripristina la facoltà di combustione a bordo campo del materiale agricolo e forestale derivante da sfalci, potature, o ripuliture in loco, saremmo di fronte alla reintroduzione di una pratica potenzialmente dannosa per l’ambiente, che farebbe venire meno la possibilità di valorizzare a livello energetico questi scarti agricoli; per questo, si propone che il Governo ridisegni la materia, finalizzando un intervento al recupero energetico.