Ice Bucket Challenge? No grazie.
È stata questa la risposta fornita da Pamela Anderson a seguito dell’invito a prendere parte alla campagna di sensibilizzazione per la ricerca sulla SLA, la Sclerosi Laterale Amotrofica.
Nell’ultimo mese, la campagna #Ice Bucket Challenge sta collezionando sui social network la partecipazione di VIP e Star da tutto il mondo ma, l’ex bagnina di Bay Watch, ha rigettato l’invito a bagnarsi con una bacinella di acqua gelata.
La motivazione è ravvisabile nell’attivismo della Anderson, noto già da tempo, per l’ideologia animalista e nella lotta contro la violenza e la sperimentazione sugli animali: la ASL Association condurrebbe test sugli animali non etici che rallentano considerevolmente la ricerca. In un post su Facebook l’attrice ha dichiarato:
Mi dispiace ma non posso l’Ice bucket challenge. Apprezzo l’altruismo creativo e divertente – è un buon metodo per portare consapevolezza – non ho nulla da togliere a riguardo. Ma mi ha fatto pensare. Scavando a fondo mi sono accorta che non tutti pensiamo la stessa cosa e per questo: voglio sfidare la ALS a mettere fine alla sperimentazione sugli animali.
La Anderson elenca una serie di test dolorosi e violenti su topi e scimmie che la ALS ha finanziato. D’altronde, sottolinea l’attrice, in dieci anni solo una dozzina di questi test sono passati alla sperimentazione umana e solo uno di questi è risultato non fallimentare.
Secondo la FDA, 92 farmaci su 100 tra quelli sperimentati sugli animali, falliscono durante la fase di sperimentazione clinica umana. Cercare di curare – conclude Pamela – le malattie umane basandosi su esperimenti sugli animali obsoleti e inefficaci non è solo crudele, ma è un grave disservizio per le persone che hanno un disperato bisogno di cure.
Anche la LAV (Lega anti vivisezione) ha postato su Facebook un invito ad adottare test alternativi e più efficati per la ricerca sulla SLA:
Se l’ormai famosa #icebucketchallenge è servita a sensibilizzare su una malattia terribile che colpisce migliaia di persone solo nel nostro Paese, ben venga la sfida. Lasciateci però ricordare che se vogliamo davvero trovare la cura, abbiamo bisogno di una ricerca basata su modelli alternativi attendibili e davvero utili: far ammalare artificialmente animali che hanno organismi molto diversi dal nostro è una vecchia pratica (mai validata!) che non accelera di certo la scoperta dell’antidoto a questo male ma produce solo migliaia di altre vittime fra gli animali e illusioni a chi ripone nella scienza una speranza. Ci piacerebbe poi vedere i politici concentrarsi nel trovare i fondi per l’assistenza ai malati invece di esibirsi in docce gelate.
Anche altri personaggi famosi come Barack Obama, Persilvio Berlusconi, Enrico Mentana e Rocco Hunt hanno rifiutato di condividere il video della doccia gelata ma hanno comunque comunicato l’intenzione di fare una donazione a favore della ricerca sulla SLA.