Si è tenuto oggi a Venezia il workshop “La Green Economy nel cinema”, organizzato nell’ambito del Green Drop Award, il premio assegnato da Green Cross Italia e Città di Venezia al film che meglio interpreta i valori della sostenibilità ambientale tra quelli in concorso alla 71. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.
All’incontro hanno partecipato imprenditori del mondo del cinema e operatori della green economy come Francesca Andreoli di Tempesta Film, Paolo Foglia di Icea, Renato Cremonesi di Log to Green, Alessandro Anderloni del Festival della Lessinia, Alessandra Bergero della Film Commission Liguria, Michele Calì e Paride Leporace della Film Commission Basilicata, Delio Colangelo della Fondazione Enrico Mattei, Antonio Prota di E3C e Blasco Giurato, direttore della fotografia ed esponente della giuria del Green Drop Award.
In Italia l’industria cinematografica produce circa 5.600 tonnellate di CO2 l’anno, ma modi per ridurli di circa il 20% ce ne sono.
Su tutte le indicazioni formulate da EcoMuvi, disciplinare ideato da Carlo Cresto-Dina, produttore cinematografico de La Tempesta Film. Se tutte le produzioni seguissero le indicazioni EcoMuvi si realizzerebbe una riduzione delle emissioni pari a 1.120 tonnellate di CO2, equivalenti a quelle relative all’illuminazione pubblica annuale di un comune di oltre 10.000 abitanti.
“Esistono già film che dichiarano lo “zero carbon footprint”, ma a noi interessava andare oltre, non soltanto compensare. Ci interessava studiare un modo-di-fare attivo, un atteggiamento iniziale di risparmio, rispetto e uso intelligente” ha dichiarato Carlo Cresto-Dina. “Cosa mai potrà cambiare se la provvisoria carovana di un set cinematografico prova a risparmiare energia, usare fonti rinnovabili, non inquinare? Il set di un film è una carovana, che mima e ripete quasi tutto quello che avviene in una vera città. Sul set si mangia, si cuce, si produce energia, si dipinge, si costruisce e si distrugge, si bagna e si asciuga. Inventare un disciplinare per un set cinematografico è come studiare l’impatto di un villaggio contemporaneo”.
“Il cinema può fare molto per l’ambiente, in termini di divulgazione di stili di vita sostenibili, di promozione del patrimonio artistico, culturale e ambientale e, sotto il profilo tecnologico, per ridurre gli impatti della stessa industria dello spettacolo” ha detto Marco Gisotti, direttore del Green Drop Award.
Si tratta di un settore strategico anche per lo Stato: un recente studio di ANICA ha dimostrato che per ogni Euro di investimento pubblico, all’Erario ne tornano indietro cinque, mentre per quanto riguarda gli investimenti delle Film Commission regionali, ogni Euro investito ha una ricaduta sulle economie locali di nove Euro (13 in Friuli).
In questo senso è necessario che anche a livello istituzionale più alto i Ministeri dell’Ambiente e della Cultura, nonché quello delle Attività Produttive diano direttive e specifichino in che modo l’industria cinematografica può diventare più verde. Non solo finanziamenti, defiscalizzazioni o crediti di imposta, ma anche, per esempio, formazione verde per i lavoratori del settore.
Gli occupati verdi del settore (cinema, video, radio-TV) secondo Unioncamere Nazionale e Fodazione Symbola sono 1.400.
“Anche per l’industria del cinema, come già accaduto per altri settori” afferma Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente Territorio e Lavori Pubblici della Camera “è arrivato il momento di accettare la sfida della green economy e di scommettere sulla riduzione delle emissioni di anidride carbonica. Un processo in atto in tutto il mondo che testimonia una sempre più diffusa sensibilità per i temi dell’ambiente, radicata anche in Italia. L’orientamento verso una maggiore sostenibilità del cinema è peraltro certificato anche dal workshop ‘La green economy per il cinema’ in corso proprio oggi a Venezia e dal disciplinare EcoMovi ideato da Carlo Creto-Dina di Tempesta Film. Ma si può fare un passo in più. Per aiutare anche le produzioni materiali dell’industria cinematografica a evolversi sul piano della sostenibilità, ho presentato un’interrogazione ai ministri della Cultura e dell’Ambiente, chiedendo l’istituzione di forme di incentivazione per ridurre l’impatto ambientale delle produzioni cinematografiche. Un’azione in tal senso, oltre ai benefici diretti, avrebbe importanti effetti in termini di comunicazione e di educazione ai nuovi stili di vita rispettosi dell’ambiente”.
Il premio Green Drop Award è assegnato da Green Cross Italia e dalla Città di Venezia al film, fra quelli in gara nella selezione ufficiale della Mostra Internazionale di Arte Cinematografica di Venezia, che “meglio abbia interpretato i valori dell’ecologia e dello sviluppo sostenibile, con particolare attenzione alla conservazione del Pianeta e dei suoi ecosistemi per le generazioni future, agli stili di vita e alla cooperazione fra i popoli”.
Ai patrocini degli anni passati del ministero dell’Ambiente, del Presidente della Regione del Veneto e dell’Assessorato all’Ambiente del Comune di Venezia, si aggiungerà quest’anno il sostegno dell’ANAC (Associazione Nazionale Autori Cinematografici), del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide e dell’ENEA (Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile).
La Giuria è composta da personalità del mondo dello spettacolo, della cultura, delle istituzioni, del volontariato o della scienza che si sono distinte per il loro impegno ecologista e per la pace fra i popoli. Per la prima edizione del premio il presidente di giuria è stato Ermanno Olmi, mentre lo scorso anno il regista Mimmo Calopresti. Le due precedenti edizioni hanno visto la vittoria di Peter Brosens e Jessica Woodworth nel 2012 e Amos Gitai lo scorso anno, ritenuti dalla giuria di qualità veicolo di promozione delle buone pratiche di sostenibilità. Il “green carpet”, in questi due anni, ha visto sfilare tra gli altri Claudia Cardinale, Ugo Gregoretti, Claudia Gerini, Ottavia Piccolo, Franco Iseppi e Anita Kravos.
Il trofeo Green Drop, soffiato dal maestro vetraio Simone Cenedese di Murano, rappresenta una goccia d’acqua al cui interno trova posto un campione di terra che quest’anno proviene dall’Antartide.