E’ stata confermata la notizia sull’assassinio dei quattro indigeni dell’etnia Asháninka nella selva peruviana.
Come riporta il noto quotidiano peruviano LaRepublica i quattro corpi sarebbero stati “squartati” per occultare il crimine. Il fatto è stato compiuto la settimana scorsa, però solo recentemente è stato scoperto dalla viceministra Patricia Valbuena e dal presidente dell’Associazione delle Comunità Native Asháninkas di Masisea e Callería (Aconamac), Reyder Sebastián.
I quattro ambientalisti appartengono alla comunità dell’Alto Tamaya-Saweto, formate da una trentina di famiglie nella regione Ucayali dell’Amazzonia, al confine tra Perù e Brasile.
Tra i quattro attivisti era presente il capo della comunità e fondatore dell’Aconamac, Edwin Chota, che da mesi aveva lanciato appelli al governo peruviano sui rischi per la sua sicurezza e quella degli indios ashàninkas perché aveva ricevuto numerose minacce di morte dalle bande di tagliatori illegali di alberi o dai narcotrafficanti.
Il presidente dell’Aconamac, Reyder Sebastián ha spiegato che il protocollo per i nativi quando incontrano di fronte a tagliatori abusivi è quello di spiegare e convincerli ad abbandonare il territorio al fine di mantenere le loro risorse e biodiversità.
“Sempre abbiamo denunciato il taglio illegale di alberi – continua Reyder Sebastián – ma non siamo mai stati ascoltati e queste sono le conseguenze”.