“Esprimiamo la nostra più viva soddisfazione per la brillante operazione di NAS dei Carabinieri e Procura di Brescia, che ha portato alla luce il diffuso sistema di illegalità negli allevamenti intensivi di mucche ‘da latte’.
Questo il commento della LAV in relazione all’azione che ha portato al sequestro probatorio di 4mila mucche in 16 allevamenti, in seguito alle perquisizioni svolte dai militari dell’Arma negli allevamenti di Cremona, Mantova, Bergamo, Verona, Brescia, Parma, Piacenza, Rovigo e Ragusa.
80mila i litri di latte sottoposti a vincolo sanitario e ventisei le persone denunciate, tra le quali un veterinario che è stato trovato in possesso di enormi quantità di farmaci privi di registrazione e autorizzazione, alcuni dei quali provenienti dal mercato extra UE.
“Questo ennesimo scandalo proviene dalla stessa filiera che pochi anni fa è balzata agli onori della cronaca per il fenomeno delle ‘mucche a terra’, animali sfruttati a tal punto da non poter più neanche sostenere il proprio peso, ma non per questo risparmiate da allevatori e trasportatori senza scrupoli – prosegue la LAV – L’allevamento per la produzione di cibo è orientato alla massima resa possibile e non stupisce che siano stati usati farmaci per aumentare la produzione di latte di mucche ridotte a macchine da spremere”.
I sistemi di allevamento producono dolore e sofferenza agli animali, perché non tengono in alcuna considerazione i minimi bisogni etologici tipici della specie. Un sistema di strutture industriali in cui l’etologia animale è totalmente ignorata, quello degli allevamenti intensivi di mucche da latte, le cui conseguenze principali a carico degli animali sono rappresentati da gravi stress fisici e psicologici subiti da mucche e vitelli in seguito alla separazione attuata subito dopo il parto per prelevare il latte, e un aumento di gravi patologie: il 20/30% delle mucche presenta zoppia e secondo l’Efsa (Autorità Europea per la sicurezza alimentare) nessuno sforzo è stato fatto negli ultimi 20 anni per ridurre questa percentuale.
Questo sistema non sembra avere in nessuna considerazione nemmeno i proprio consumatori, ingannati nella convinzione di poter fruire di un prodotto sicuro, che purtroppo sempre maggiori evidenze prodotte da efficienti indagini delle Forze dell’Ordine, dimostrano essere tutt’altro che tale.
“E’ urgente che le Istituzioni affrontino questa grave situazione decidendo nuove norme non condizionate esclusivamente dagli interessi economici dell’industria”, conclude la LAV.