Sabato pomeriggio a Milano gli attivisti di Animal Amnesty hanno dimostrato che il cuore della moda sanguina. Sanguina del sacrificio di milioni di animali.
Un’attrice che impersonava le molteplici vittime della vanità è rimasta imprigionata in una tagliola fra atroci sofferenze.
Quando è stata liberata ha cercato scampo fra le vie del centro, ma lì ha trovato solo la sua fine, andando a morire di fronte alle vetrine delle grandi firme nella Galleria Vittorio Emanuele II piene di suoi simili, altri innocenti sacrificati per diventare inserti, colli, vestiti e accessori.
Dopo lo scandalo delle piume viene messa un’altra volta sotto i riflettori la crudeltà implicita nei derivati animali. L’attenzione è posta sulle pellicce, ora tragicamente trendy, almeno secondo i dettami dell’industria della moda. Ma pellicce non significa solo mostruosi allevamenti intensivi, dannosi tanto per gli animali quanto per gli ecosistemi, ma anche animali liberi brutalmente imprigionati nelle trappole e nelle tagliole.
E’ ora di reagire e di mettere in trappola la crudeltà.
Un’alternativa è possibile: la vittima, interpreta dalla modella Ludovica Loda, è infatti stata liberata simbolicamente dal celebre stilista Elio Fiorucci, da sempre impegnato per una moda cruelty free.