Volpi in strutture fatiscenti, cuccioli esposti alle intemperie e senza alcuna possibilità di poter mettere in pratica comportamenti naturali.
La denuncia arriva dall’Est Europa, precisamente dal piccolo borgo di Karjaküla nel nord dell’Estonia e affacciato sul Golfo di Finlandia. Un luogo probabilmente di incantevole bellezza per molti turisti, che rappresenta invece un vero inferno per le migliaia di volpi (e i loro cuccioli) allevati per la produzione di pellicce, ripresi nella video-denuncia di Loomade Nimel (In nome degli animali), associazione partner di Fur Free Alliance.
Sulla base della documentazione video-fotografica, recentemente trasmessa anche dalla televisione nazionale estone, Loomade Nimel ha presentato una formale denuncia per le violazioni della normativa nazionale in materia di tutela degli animali in allevamento.
Le drammatiche immagini, infatti, mostrano volpi chiuse in gabbie realizzate esclusivamente di rete metallica e sospese da terra, senza alcuna possibilità di ripararsi e con limitato spazio per muoversi.
Molte volpi sono evidentemente sofferenti, non solo per le condizioni di sovraffollamento, ma anche per gravi patologie agli occhi. Moltissimi i cuccioli di volpe ripresi, privati della possibilità di attuare ogni minimo comportamento naturale.
Secondo la normativa estone (vigente dal 2010) un animale deve potere soddisfare le proprie esigenze etologiche anche se rinchiuso in una gabbia. L’animale deve essere in grado di muoversi liberamente, pulirsi, sdraiarsi, alzarsi sulle zampe posteriori in una posizione di osservazione, avere la possibilità di saltare e salire su degli arricchimenti ambientali e, nel caso di una volpe, anche potersi scavare un riparo.
Requisiti che in realtà sono previsti anche dalla Raccomandazione del 1999 dello Standing Committee della Convenzione europea sulla protezione degli animali da allevamento del Consiglio d’Europa, ma evidentemente non rispettati.
“Ancora una volta è stato dimostrato come le poche regole che in Europa dovrebbero tutelare gli animali in allevamento, compresi quelli per la produzione di pellicce, siano facilmente raggirate causando gravi sofferenze a milioni di animali” – dichiara Simone Pavesi, Responsabile LAV Campagna Pellicce.