Grant Imahara, un conduttore di una trasmissione della televisione americana, ha realizzato un reportage per la trasmissione MythBusters (Miti da sfatare) focalizzata sulla composizione di patatine fritte da McDonald.
Non una denuncia, ma una sorta di “operazione trasparenza” voluta dalla stessa catena di fast food.
Invitato dal gigante americano nelle sue fabbriche, con una troupe ha seguito tutto il processo di fabbricazione, passo dopo passo, in uno stabilimento in Idaho per seguire la preparazione delle patatine che poi arrivano nei vari negozi.
Durante il suo reportage, Grant in particolare ha scoperto che le patatine fritte sono state immerse in olio in due occasioni, una volta in fabbrica e poi nel fast food prima di essere servite. Infine vengono salate, sottoposte a un congelamento rapido e quindi impacchettate per poi essere spedite nei vari fast food.
Ha così scoperto che contengono 19 ingredienti, come oli vegetali vari e aromatizzanti.
Ci sono colza, soia, soia idrogenata e poi sapore di manzo, grano idrolizzato, latte idrolizzato, acido citrico e polidimetilsilossano (Pmds), una sostanza (della “famiglia” del silicone) che serve per proteggere le patatine dalle alte temperature. Gli oli e gli aromi avvolgono le patatine una volta che queste sono state raccolte, tagliate e immesse in una macchina che le rende tutte uguali e con quella classica forma.
In particolare due componenti sembrano piuttosto disgustosi: Polidimetilsilossano che è utilizzato per produrre lo shampoo ed il Silly Putty, che è un materiale che ha divertenti ed interessanti caratteristiche (si tira e allunga come gomma), ma anche il butilidrochinone, un composto chimico del petrolio.
Imahara comunque ha rassicurato tutti poichè non c’è alcun motivo di preoccuparsi. Questi due ingredienti sono additivi alimentari utilizzati per “buone ragioni” e sono “sicuri”. Per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” merita un approfondimento da parte delle autorità sanitarie per verificare se le rilevazioni effettuate siano confermate o meno in virtù del principio di precauzione a tutela dei consumatori.