Calano del 3 per cento i terreni seminati con organismi geneticamente modificati (ogm) in Europa nel 2014.
E’ quanto afferma la Coldiretti nel sottolineare che dall’analisi del rapporto annuale 2014 dell’ISAAA, “International Service for the Acquisition of Agri-biotech Applications”, emerge che la superficie ogm in Europa nel 2014 si è ridotta ad appena 143.016 ettari di mais Bt coltivati in soli 5 Paesi sui 28 che fanno parte dell’Unione.
Peraltro ben il 92 per cento di mais biotech europeo è coltivato in Spagna dove sono stati seminati 131.538 ettari mentre le superfici coltivate sono residuali in Portogallo, Romani, Slovacchia e Repubblica Ceca.
Si tratta di una tendenza che conferma la positiva decisione di mantenere l’Italia libera da Ogm sancita dalla recente firma da parte del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, del Ministro delle politiche agricole Maurizio Martina e di quello dell’Ambiente, Gian Luca Galletti del decreto sul divieto di coltivazione di mais Ogm MON810 con la proroga, per un periodo di ulteriori 18 mesi dalla sua entrata in vigore, del divieto già emanato con il precedente decreto interministeriale del 12 luglio 2013, afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo.
Una esigenza – sottolinea Moncalvo – in attesa del via libera finale alla direttiva Europea che consentirà ai Paesi membri dell’Ue di limitare o proibire la coltivazione di organismi geneticamente modificati (ogm) sul territorio nazionale, anche se questi sono autorizzati a livello europeo.
Per l’Italia gli organismi geneticamente modificati (Ogm) in agricoltura – continua Moncalvo – non pongono solo seri problemi di sicurezza ambientale, ma soprattutto perseguono un modello di sviluppo che è il grande alleato dell’omologazione e il grande nemico del Made in Italy. Complessivamente sono stati appena 28 i Paesi che nel mondo hanno coltivato biotech nel 2014 per un totale di 181 milioni di ettari concentrati però soprattutto negli Stati Uniti (73.1 milioni di ettari), in Brasile (42,2 milioni), Argentina (24,3 milioni). India (11.6 milioni) e Canada (11,6 milioni) ma anche in Cina (3,6 milioni) e nei Paesi di via di Sviluppo sotto il pressing delle multinazionali.