BioEnergy Italy intervista l’Assessore all’Agricoltura della regione Lombardia Gianni Fava sulla revisione della Direttiva Nitrati che il Governo doveva inviare a Bruxelles già da alcune settimane.
Assessore Fava, i ministri delle Politiche agricole dell’Ambiente, Maurizio Martina e Gian Luca Galletti, dopo la firma di fine novembre scorso al Decreto sull’utilizzazione agronomica del digestato, hanno affermato che nel giro di poche settimane avrebbero presentato alla Commissione europea la richiesta di revisione della Direttiva nitrati, tema sul quale lei si è speso molto e da diverso tempo. Le risulta che la richiesta sia già stata inoltrata?
“Il tema della revisione della Direttiva nitrati è vitale per il futuro stesso della zootecnia nel Nord Italia, se non si vuole compromettere definitivamente quel poco di sovranità alimentare che è rimasto a un Paese che ha mostrato di non comprendere gli effetti di una dipendenza del cibo dall’estero – risponde Fava. Serve una norma che finalmente tuteli le falde acquifere, l’ambiente e il territorio, alla luce della conformazione reale dei terreni e delle responsabilità scientificamente provate di chi contribuisce maggiormente al carico dei nitrati nel suolo. Per anni gli allevatori del Nord hanno subito passivamente una vessazione ingiusta. Ora, grazie all’intervento deciso di Regione Lombardia, si sono creati i presupposti per ridefinire i parametri e restringere notevolmente le zone vulnerabili ai nitrati. In mia presenza, come ben ricorda, i ministri delle Politiche agricole e dell’Ambiente, Maurizio Martina e Gian Luca Galletti, hanno siglato l’accordo che ha rappresentato un momento storico. I ministri si erano impegnati ad applicare il principio di sussidiarietà e a demandare alle Regioni del Nord il compito di rivedere le zone vulnerabili. I 45 giorni stanno per scadere, ma da Roma nessun segnale è giunto al riguardo. Conosco però abbastanza bene sia Martina che Galletti e da loro mi aspetto la massima serietà verso la prima regione agricola d’Italia”.
Quali sono approssimativamente i tempi previsti per ottenere una risposta da Bruxelles? Nell’attesa gli agricoltori/allevatori dovranno sottostare a quanto prevede l’attuale Direttiva nitrati? Con quali ulteriori effetti negativi sulla loro attività?
“Purtroppo è impossibile definire i tempi di attesa di una risposta di Bruxelles. In alcuni casi la risposta è strettamente connessa con le indicazioni di uno Stato Membro. La Lombardia ha già pubblicato sul proprio sito il Programma di sviluppo rurale 2014-2020, ha già ottenuto di fatto l’approvazione della Commissione europea, ma manca la cosiddetta bollinatura, che è il timbro formale”.
In Lombardia nel 2014 sono entrati in esercizio 24 impianti a biogas di piccole-medie dimensioni. E sulla Chimica Verde si stanno concentrando diverse iniziative.
Qual è stato nel 2014, in Lombardia, il trend rispetto alla realizzazione di impianti a biogas, soprattutto quelli di piccole-medie dimensioni maggiormente beneficiati dal sistema degli incentivi?
“Nel 2014 il trend della realizzazione degli impianti è risultato in linea con il rinnovato sistema degli incentivi e ha visto la costruzioni quasi esclusiva di impianti di taglia medio-piccola e il ricorso a effluenti zootecnici e sottoprodotti per la relativa alimentazione. Cifre alla mano, risultano entrati in esercizio 24 nuovi impianti”.
La Chimica Verde rappresenta un settore in forte espansione che risponde al requisito di sostenibilità ambientale sempre più evocato. Quanto e come è impegnata la Regione Lombardia nello sviluppo di questo comparto?
“L’attenzione al tema della sostenibilità ambientale ha sempre accompagnato le azioni nel settore agricolo e zootecnico. La valorizzazione dei processi di digestione anaerobica e di trattamento degli effluenti di allevamento è sempre stata impostata proprio secondo questa visione. I digestori presenti sul territorio lombardo rappresentano un esempio di bioraffineria diffusa sul territorio. Attraverso la trasformazione di reflui viene prodotto il digestato, equiparabile secondo precise caratteristiche, ai fertilizzanti. È anche possibile procedere all’estrazione di elementi minerali, con la produzione diretta di concimi chimici rinnovabili. Entrambe le soluzioni rappresentano una naturale chiusura del ciclo degli elementi nutritivi e rispondono agli indirizzi europei volti al loro recupero.
Ma non è tutto. Sotto il profilo agronomico, sono state anche sviluppate prove su coltivazioni di biomasse, come ad esempio la Arundo donax, non in competizione con colture food e feed, caratterizzate da scarso impatto ambientale, bassi costi colturali, grande adattabilità e varie possibilità di impiego, che vanno dall’estrazione di composti ligno-cellulosici, ai raw materials, dall’agroenergia ai biocombustibili”.