AmbienteQuotidiano ha intervistato, in occasione dell’ottavo anniversario dall’entrata in vigore del Conto Energia, Fabio Patti, già A.D. di società leader del settore solare e attuale segretario dell’Osservatorio sul Solare e Energie Rinnovabili.
Oggi ricorre l’ottavo anniversario della firma del decreto interministeriale Pecoraro Scanio – Bersani conosciuto come secondo conto energia. Dopo otto anni quale bilancio ne possiamo trarre?
Se nel 2007 erano stati installati nel mondo poco più di 9GW di potenza fotovoltaica, in Italia risultavano installati poco più di 39MW che a distanza di soli 6 anni sono diventati circa 19GW di potenza solare installata che equivalgono ad una crescita di oltre il +500%. Ben oltre il Gigawatt di potenza installata che era l’obiettivo del primo conto energia e più di 2 volte l’obiettivo del terzo conto energia. Grazie al decreto imposto dall’allora Ministro dell’ambiente – On. Alfonso Pecoraro Scanio, si era innescato un processo virtuoso a favore di un paese che si poneva all’avanguardia nell’uso strategico delle energie rinnovabili e quindi dei sistemi di generazione solare fotovoltaica, che è valso al nostro Paese il titolo di primo mercato mondiale con 17GW di potenza installata proprio nel 2012, anno in cui alcuni grandi paesi come gli Stati Uniti avevano varato da poco un programma ambizioso a favore delle energie rinnovabili e che tutt’oggi continuano ad applicare a beneficio non solo degli utenti ma anche dell’economia interna e del mondo del lavoro, creando più di 300.000 green jobs un solo biennio.
Poi cosa è accaduto?
Purtroppo l’Italia non ha saputo poi strutturare una vera strategia energetica delle fonti rinnovabili in modo da accompagnare la fase di transizione energetica in anticipo e con gradualità, causando vari stop-and-go del comparto delle energie rinnovabili e adottando azioni quasi di contrasto che hanno avuto come unico effetto quello di bloccare di fatto interi comparti e distretti produttivi nati nel nostro paese, con conseguente perdita di oltre il 50% degli oltre 150.000 posti di lavoro creato nel comparto dopo il 2 conto energia .Siamo stati infatti spettatori di mezze misure riformiste e strategie ostili in netta controtendenza con quanto invece si pensava e realizzava in Europa. Oggi il nostro Paese pur avendo raggiunto un’risultato storico ha perso la leadership di installazione raggiunta nel 2012, che è oggi appannaggio di altri mercati europei, americani e di altri del quadrante asiatico (Cina in testa) ed emergenti.
Per cui quale ritiene siano stati gli errori da non ripetere per rilanciare il paese ed il settore delle energie pulite?
Credo sostanzialmente che prima di tutto bisogna avere coraggio e tanta ambizione, agendo in modo coerente con quello che l’attuale governo ribadisce nei vari convegni e summit internazionali. Quel che proprio il ministro Pecoraro Scanio ha avuto , nonostante forti opposizioni ,dando i natali 8 anni fa ad una normativa nuova che scommetteva sui benefici che la fonte solare poteva realizzare sul profilo energetico, delle reti, dell’economia e del lavoro in maniera trasversale; quella norma ha abbassato il prezzo dell’energia sulla Borsa Elettrica Italiana ad un valore nullo, in alcuni momenti dell’anno. Occorre anche strutturare una strategia largamente condivisa e di lungo periodo, ripartendo da quel metodo partecipativo che nel 2006 fu inaugurato con l’istituzione del CNES (comitato energia solare) che vedeva la partecipazione di tutte le realtà del settore andando così a condividere opportunità e criticità che potevano derivare dalla spinta delle energie rinnovabili in Italia. Purtroppo i vari governi che si sono susseguiti negli anni, creando una serie di balzelli e discontinuità hanno fatto perder il vantaggio raggiunto. Grazie alla decreto del febbraio 2007 siamo riusciti a raggiungere e superare gli obiettivi del protocollo di Kyoto sarebbe quindi opportuno riprendere il processo virtuoso con una linea di partecipazione e concertazione con gli operatori del settore in Italia europa, in modo da disegnare quanto serve al paese e alle imprese.
Serve ripartire dal quel metodo. da quel decreto e da una vera visione di un’Italia che punti sul futuro.
(C.S.)