Imprigionato ad una sedia di contenzione chiamata in termini scientifici “primate-chair”, con un impianto di elettrodi nel cervello realizzato attraverso una breccia ossea nella scatola cranica.
Costretto a stare immobile per giorni a subire esperimenti fastidiosi e totalmente estranei alla sua natura. Per una volta però non c’è un macaco fascicularis a fare da cavia, ma un attore, in un video che partendo dalla finzione vuole raccontare il dolore vero patito dai primati nei laboratori di vivisezione.
Il cortometraggio è stato realizzato dalla campagnia Salviamo i Macachi, che da oltre un anno sta chiedendo la liberazione di quindici esemplari rinchiusi nello stabulario dell’Università di Modena. Macachi per i quali si sono mossi anche novanta parlamentari, decine di scienziati e migliaia di cittadini.
La regia è stata affidata a Piercarlo Paderno, regista e attivista per gli animali, che ha usato come base per la sceneggiatura del cortometraggio, proprio il protocollo sperimentale al quale sono attualmente sottoposti i macachi dell’Università di Modena.
“Nel cortometraggio ho voluto creare una realtà parallela, una realtà in cui a subire i medesimi esperimenti invasivi, mortali, non erano i macachi, ma un essere umano.” Afferma il regista. “Mi auguro che lo spettatore vedendo il dramma nella riproduzione dell’esperimento su un suo simile possa meglio comprendere il dolore dei nostri cugini macachi, non tanto distanti da noi nella scala evolutiva.”