Sevizie e abusi sessuali ai danni di una cavalla incinta, fino a provocarle un aborto e a portarla alla morte: di questi gravissimi reati è accusato uno stalliere, nato in Marocco e residente a Messina, contro il quale la LAV oggi è stata riconosciuta parte civile nel corso della prima udienza del processo che vede imputato B. S., classe 1983.
Il Pubblico Ministero dott.ssa Liliana Todaro ha chiesto per l’imputato la citazione diretta a giudizio davanti al giudice monocratico del Tribunale di Messina, per rispondere dei reati di cui è accusato, in particolare:
- maltrattamento (reato p. e p. dall’art. 81, 544 ter comma 3 c.p.) “perché – si legge nel decreto di citazione a giudizio – in più occasioni, sottoponeva a sevizie una cavalla consumando rapporti sessuali con l’animale. In particolare, abusava sessualmente della cavalla, in stato di gravidanza, con il proprio organo genitale e con altri attrezzi impropri, determinando atroci sofferenze a cui è seguito il distacco della placenta, l’aborto e, infine, la morte”.
- Danneggiamento (reato p. e p dall’art.635 c.p.) “per avere, mediante la condotta descritta, irrimediabilmente reso inservibile la cavalla-fattrice di nome Tafna”.
“Una vicenda di inaudita gravità ed efferata violenza, con epilogo mortale – afferma la LAV, parte civile nel processo – Ad inchiodare il colpevole, rivela l’Associazione animalista, le sequenze video di alcune telecamere interne che avrebbero ripreso gli abusi sessuali: per il colpevole chiediamo il massimo della pena, sebbene nulla potrà “riparare” alle sofferenze e alla morte inflitte con tale sadismo”.
“I crimini sessuali a danno di animali sono una piaga ancora sommersa – afferma Ciro Troiano, criminologo e Resp. LAV Osservatorio Zoomafia, autore di una recente indagine (http://www.lav.it/news/ crimini-sessuali-contro-gli- animali-dossier-lav) sui crimini sessuali a danno di animali – La zooerastia è un disturbo sessuale caratterizzato dall’eccitazione erotica o dalla fantasia di avere rapporti sessuali con animali, o dal praticare attività sessuali con gli stessi in modo non occasionale. E’ considerata una psicopatologia solo se è compulsiva e se è suscettibile di procurare danni seri al funzionamento psicologico dell’individuo.
Ogni abuso su animali di natura sessuale integra il reato di maltrattamento. Siamo convinti però – conclude Troiano – che, vista la complessità del fenomeno, sia necessaria un’articolata rivisitazione della questione anche sotto il profilo della tutela penale e una giusta collocazione del precetto in seno al Codice penale prevedendo apposite disposizioni punite con la reclusione e la multa”.