«Ogni anno, da secoli, nelle isole Faroe – afferma Pecoraro Scanio -, arcipelago nell’Oceano Atlantico, nazione costitutiva del Regno di Danimarca, – sono uccise intere famiglie di balene in uno spettacolo tradizionale crudele e sanguinario.
Gli abitanti dell’isola spingono gli animali nelle insenature della costa e questi, trovandosi incastrati, raggiungono la spiaggia, oppure sono gli uomini, mediante un uncino, a trascinarli fino alla riva dove sono uccisi, sotto gli occhi di tanti spettatori, bambini inclusi».
«Quest’attività crudele è chiamata “Grindadráp”, parola faroese tradotta come “caccia alle balene” – continua Pecoraro Scanio – ma che in realtà significa proprio “mattanza”. Gli animali (che per la precisione sono globicefali, una particolare specie di cartacei molti simili ai delfini, classificati come “rigorosamente protetti” dalla Convenzione per la Conservazione della natura e degli habitat naturali) sono accerchiati e poi letteralmente sgozzati con arpioni e lame affilate. È ora di dire basta a questa tradizione inutile e crudele. Le Isole Faroe, attraverso la Danimarca, ricevono peraltro sussidi dall’Europa e non è accettabile che nonostante le leggi e le convenzioni europee che vietano pratiche di questo tipo la Grindadráp continui a svolgersi».
«L’Italia si è sempre espressa in tutte le sedi internazionali contro la caccia alle balene – conclude il Presidente della Fondazione UniVerde -, per la difesa di grandi cetacei. L’Ambasciatore italiano a Tokyo ha più volte inoltrato protesta formale presso il governo giapponese per l’orribile mattanza dei delfini nella baia di Taiji nel sud dell’arcipelago nipponico. Chiediamo quindi all’Ambasciatore italiano presso il Regno di Danimarca, competente anche per le Isole Faroe, di impegnarsi per un intervento presso il governo autonomo delle Isole Faroe per rappresentare le posizioni italiane in materia di difesa dei cetacei e anche la richiesta di tanti cittadini italiani di abolire questa mattanza: una strage che contrasta con le scelte internazionali di tutela della biodiversità marina e con la crescente opposizione delle opinioni pubbliche mondiali verso pratiche crudeli».
Per firmare la petizione qui: http://chn.ge/1go28hv