Sono tre i cavalli da corsa sequestrati in via preventiva a cui avrebbero rimosso il microchip identificativo per spacciarli come anglo-arabi mezzo sangue e poterli così iscrivere all’Albo.
“Siena non è una Repubblica Autonoma, la Procura della Repubblica e le Forze di Polizia facciano il loro dovere e vadano fino in fondo a questa vicenda di falsificazione di cavalli e maltrattamenti. Tutta l’Italia civile li incoraggia”.
Così la LAV a commento della notizia dei due indagati e dei tre equidi purosangue sequestrati in via preventiva, ieri mattina, nell’allevamento che è stato poi ispezionato, dove erano tenuti i cavalli, a Castelnuovo Berardenga (Siena), dando così esecuzione a un provvedimento del sostituto procuratore Aldo Natalini: avrebbero rimosso il microchip identificativo di tre cavalli da corsa per spacciarli come anglo-arabi mezzo sangue e poterli così iscrivere all’Albo cavalli protocollo 2015 del Comune di Siena, che consente di essere ammessi al Palio.
In realtà si tratterebbe di purosangue inglesi che non possono essere ammessi alla corsa. Per questo i tre animali sono stati sequestrati dal nucleo investigativo del Corpo Forestale dello Stato di Siena e i due proprietari denunciati con l’ipotesi di reato di falso e maltrattamento di animali.
“Ci affibbiano l’etichetta di estremisti vista la nostra contrarietà etica a qualsiasi corsa con animali – conclude la LAV – ora attaccheranno sicuramente anche gli organi dello Stato che non credono alla favola dell’autoregolamentazione di un Palio con veterinari che non sono terzi, e che ha già dimestichezza con le Aule di Tribunale dato che ha permesso, senza alcun problema, di far gareggiare anche un fantino sotto processo per uccisione di un cavallo nel Palio di Asti e sospeso per dieci anni da quella manifestazione”.
L’inchiesta è stata condotta unitamente al personale della Direzione generale per la promozione della qualità agroalimentare e dell’ippica, anagrafe equina e benessere animale del cavallo sportivo, del ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (già UNIRE), l’organismo preposto, tra l’altro, alla gestione del libro genealogico dei cavalli sportivi. Nel corso delle operazioni il personale del Ministero ha provveduto a prelevare campioni ematici dai tre cavalli sequestrati, finalizzati alla successiva effettuazione del test del dna.
Secondo quanto riferisce l’Ansa, sarebbero il fantino Luigi Bruschelli detto Trecciolino e Osvaldo Costa, proprietario dell’allevamento di Castelnuovo Berardenga (Siena), le due persone iscritte nel registro degli indagati nell’ambito di questa inchiesta. I tre cavalli che si trovano in consegna a uno degli indagati, non avrebbero mai corso il Palio di Siena e neppure le batterie di selezione della Tratta, ma sarebbero stati presenti nell’elenco dei soggetti ammessi all’Albo Cavalli Protocollo 2015.
L’indagine sarebbe partita a seguito dell’incrocio di dati contenuti nell’anagrafe equina da parte dell’organo preposto del Mipaaf e potrebbe ora proseguire per accertare l’esistenza di altri casi simili e deprecabili di “falsificazione” dei cavalli.