Nell’ultimo anno nelle acque dello Stato australiano del Queensland sono stati catturati e uccisi 621 squali per proteggere le spiagge, ma tale intervento potrebbe causare un impatto ecologico pericoloso e difficilmente prevedibile.
Il ministro della pesca del Queensland Bill Byrne ha difeso il programma di protezione degli squali affermando di aver avuto un sostegno bipartisan per un’operazione concentrata su quegli esemplari che avrebbero potuto ferire o uccidere bagnanti. Dei 621 squali 251 erano squali tigre, 173 squali balena, 111 squali toro e 8 grandi squali bianchi.
Una scienziata dell’Università del Queensland però lancia un avvertimento. La dottoressa Jennifer Ovenden della Scuola di Scienze biomediche spiega che gli impatti a lungo termine di questi programmi non possono essere previsti. “Come gli esseri umani – afferma – gli squali possono vivere a lungo e il loro tasso di riproduzione in confronto è basso. Quindi dobbiamo essere attenti ai numeri degli squali cacciati”.
“Quello che possiamo fare è stimare l’attuale numero di squali nelle acque australiane, ma ci vorranno anni prima di sapere se le popolazioni subiranno un aumento o una diminuzione”, “la nostra ricerca aiuterà a determinare se il recente aumento degli attacchi di squali in Australia è dovuto ad un aumento del numero di questi predatori o a un incremento dell’interazione umana”.