Ben 165 milioni euro: è quanto abbiamo pagato nel 2014 per gli incentivi a biogas da discarica e frazione umida, ben 1,3 miliardi di euro sono gli incentivi erogati a inceneritori in quanto fonte assimilata.
E domani il governo proverà a convincer le Regioni a dire sì alla costruzione di 12 nuovi impianti che ci costeranno 5 miliardidi euro.
Gli addetti di un impianto di recupero di materia sono almeno 10 volte superiori a quelli di un impianto di recupero energetico a parità di rifiuti trattati (studio Althesys), con una spesa nettamente inferiore per i primi proprio per l’assenza di incentivi economici e di spese per costruzione e mantenimento degli impianti.
Quindi i costi dello smaltimento dei rifiuti tramite incenerimento non sono sostenuti attraverso la produzione di energia elettrica, ma sono foraggiati dagli enti governativi e territoriali sotto la forma di incentivi, attraverso pagamento maggiorato dell’elettricità prodotta per 8 anni (CIP6) o riconoscimento di «certificati verdi» che il gestore dell’impianto può rivendere per 12 anni. Senza contare che negli ultimi tempi si stanno moltiplicando le richieste di passaggio per gli inceneritori da impianti di smaltimento a recupero energetico. Il rischio concreto è l’apertura di una nuova procedura d’infrazione, oltre all’aggravamento dell’inquinamento e del costo della filiera dei rifiuti.
Il Movimento 5 Stelle chiede alle Regioni di resistere a questo ulteriore attacco ai nostri territori, un attacco ambientale ma anche economico.
È quanto è stato detto oggi, nella conferenza stampa tenutasi alle ore 15.30 in Sala Tatarella (Palazzo dei Gruppi via degli Uffici del Vicario, Roma), dove è stata presentata anche la proposta di legge del M5S sui rifiuti, pubblicata su Lex e realizzata dopo aver ascoltato i pareri di numerosi esperti nazionali e internazionali oltre che le associazioni ambientaliste e i consorzi del riciclo.
La legge Rifiuti 2.0 è in linea con l’economia circolare verso Zero Rifiuti , le direttive europee e la stessa enciclica Laudato Si’ di Papa Francesco.
Una legge che unisce sostenibilità ambientale ed economica e punta a rafforzare la prevenzione-riduzione di rifiuti (attraverso anche l’istituzione del vuoto a rendere, l’analisi del ciclo di vita dei prodotti in fase di progettazione e le cosiddette ‘Fabbriche dei Materiali’), il riciclo e l’implementazione della raccolta differenziata con obiettivo del 75% entro il prossimo anno, l’85% al 2020 ed il 95% al 2025 e redigendo un piano di dismissione di inceneritori e discariche.
Come arrivare a questi obiettivi?
Attraverso l’incentivazione al riciclo/compostaggio ed il recupero di materia e disincentivando il ‘recupero d’energia’ (combustione), vietando lo smaltimento e combustione di ogni materiale riutilizzabile e non trattato. Premiando cittadini ed aziende virtuose attraverso la ‘tariffa puntuale’ (più ricicli meno paghi) punto di arrivo di ogni raccolta differenziata domiciliare spinta.
Tutto questo unito alla separazione tra chi raccoglie e chi smaltisce, creando società pubbliche prive di conflitti d’interesse, riformando i consorzi di riciclo e tante altre proposte.
Per dirlo con la parole di Papa Francesco, scritte nella sua enciclica Laudato Si’, l’Italia che vogliamo vuole ” adottare un modello circolare di produzione che assicuri risorse per tutti e per le generazioni future, moderare il consumo, massimizzare l’efficienza dello sfruttamento, riutilizzare e riciclare “.